Stepinac santo, la Croazia aspetta il papa
Papa Francesco potrebbe recarsi in Croazia per proclamare santo il beato arcivescovo Alojzije Stepinac. La notizia sta circolando da giorni, come precisa il quotidiano di Zagabria Jutarnji list, negli ambienti ecclesiastici della capitale e in quelli di governo.
Dovrebbe trattarsi della visita di un giorno ma nulla trapela ancora se il Pontefice abbia deciso o meno la sua trasferta croata e tantomeno nulla si sa sulla data. Sta di fatto che a breve, ma anche qui se c’è la conferma ufficiale non c’è alcuna data ancora, la neo presidente Kolinda Grabar-Kitarovic si recherà in visita ufficiale in Vaticano dove incontrerà il Santo padre e quella potrebbe essere l’occasione per comunicare la data del viaggio in Croazia del Pontefice. A Zagabria c’è un discreto ottimismo sull’evento visti anche i precedenti delle visite del Papa in Shri Lanka, nelle Filippine e in quella prevista e già calenderizzata il prossimo 6 giugno a Sarajevo.
Ma al di là dell’onore e dell’onere, l’arrivo del Papa per un giorno costerebbe circa 2 milioni di euro che, a quanto sembra, Stato e Chiesa sono pronti a dividersi a metà, c’è da inquadrare l’evento in un quadro più ampio, verrebbe da dire di “geopolitica fidei”, in quanto la Chiesa ortodossa serba è da sempre ferma oppositrice alla canonizzazione dell’arcivescovo Stepinac in quanto, se da una parte la Santa Sede è pronta a “ungerlo” del crisma della santità, molti invece lo considerano ancora un collaborazionista del regime ustascia di Ante Pavelic durante la Seconda Guerra mondiale, di quel regime che creò e gestì (a guidarlo c’era un frate francescano) il campo di sterminio di Jasenovac. E tra questi c’è, per l’appunto la Chiesa serbo ortodossa.
Fonti ecclesiastiche di Belgrado però hanno sussurrato all’orecchio della diplomazia vaticana che gli ortodossi serbi non si opporrebbero alla canonizzazione di Stepinac se il Pontefice, giungendo in Croazia, si recasse proprio al campo di sterminio di Jasenovac, rendendo così onore alle vittime di quel luogo di orrore e morte, soprattutto serbe, ebree e rom. Un “gesto” che Belgrado aveva chiesto già al predecessore di Papa Francesco nel corso della sua visita in Croazia, ma Benedetto XVI “fece il gran rifiuto”.
L’eventuale viaggio del Pontefice a Jasenovac avrebbe un seguito decisamente importante sul versante ortodosso. Il patriarca di Belgrado Amphilohije potrebbe a sua volta recarsi a Vukovar, la città martire della Croazia negli anni della Guerra patria (1991-1995). E, questo “scambio” di visite simboliche spalancherebbe di fatto a Papa Francesco le porte di Belgrado per una visita questa sì epocale.
Altri segnali in questa direzione giungono dall’ortodossia serba quando si parla sempre più insistentemente di un avvicendamento dei vescovi che appartengono alla schiera dei “falchi” per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica, quali Irenej Bulovi„ e Amphiohije Radovic.
Sull’altro versante, quello cattolico, c’è un grosso ricambio in corso in quanto andrà in “pensione” per raggiunti limiti di età un bel gruppetto di vescovi ultra nazionalisti e allineatissimi con il partito dell’Accadizeta (centrodestra) attualmente all’opposizione con presuli più giovani e più vicini alla linea pontificale del Papa che punta al dialogo ecumenico e alla tolleranza.
L’unico, da parte ortodossa, a parlare in questa occasione è il metropolita di Lubiana e Zagabria, Porfirio. Egli esplicitamente afferma di non voler entrare nel merito di scelte (la canonizzazione di Stepinac) che appartengono esclusivamente alla Chiesa cattolica. Anche questo è un segnale di una volontà di dialogo.
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