Stephan Meran già in cella per traffico di droga nella Repubblica Dominicana
TRIESTE. Alejandro Augusto Stephan Meran, il cittadino originario della Repubblica Dominicana che venerdì scorso a Trieste ha ucciso due poliziotti nel corso del fermo per il furto di un motorino, sarebbe un nome noto alle forze dell’ordine del Paese di origine. Lo rivelano a La Stampa e a questo giornale fonti vicine all’antidroga della Repubblica caraibica, sentite grazie al contributo di Alicia Ortega, giornalista investigativa.
Meran, affetto da una forma di schizofrenia, «è stato in carcere nel Paese per traffico di droga e, a suo carico, vi sono tre fascicoli della Dncd», recita l’informativa della stessa “Dirección Nacional de Control de Drogas”, l’agenzia antidroga che opera nella Repubblica domenicana. L’uomo avrebbe scontato la pena (non è chiara la durata).
A riscontro del fatto che si tratti dell’omicida di Trieste, le fonti riferiscono che la persona in questione ha 29 anni, vive in Italia ed è nato nella provincia di Elías Piña, elementi che trovano riscontro con i dati in possesso delle autorità italiane assieme al numero di passaporto. Elías Piña è una delle 32 province della Repubblica Dominicana con capoluogo Comendador, ed è nella parte occidentale del Paese, al confine con Haiti, il cuore di tenebra dei Caraibi, una sorta di porto franco per diffusi traffici illeciti.
Sul passato dominicano di Meran sembra che poco sia noto, ad ora, in Italia, sebbene siano in corso riscontri. Risultava incensurato e pertanto ha ottenuto un permesso di soggiorno. Forse potrebbe trattarsi solo di un fermo o le accuse sono cadute in seguito, ma le notizie che arrivano dall’antidroga di Santo Domingo sollevano domande sul passato tutto da chiarire dell’omicida di Trieste di cui qui non si è mai saputo nulla.
Alejandro sarebbe arrivato la prima volta in Italia con la famiglia nel 2005, ma sulla base dei tre dossier potrebbe essere rientrato nel Paese natale. L’avvocato difensore dell’omicida, Francesco Zacheo, afferma che il suo assistito «non si ricorda» degli agenti uccisi in questura, «non si ricorda per nulla questa situazione. Gli ho spiegato di questi poveri ragazzi» e che «bisogna chiedere perdono alle loro famiglie e c’è stato un momento difficile». Il legale spiega che «Alejandro legge la Bibbia ogni giorno» e che con lui ha parlato «di altre cose».
La sparatoria «è un argomento che affronterò la prossima settimana – ha precisato – quando tornerò a Trieste e andrò a trovarlo». Zacheo si recherà personalmente in Germania, dal momento che lì è stata riscontrata la patologia del suo cliente. «Mi dicono che ci sono dei documenti in cui si constata questa schizofrenia cronica. Ho bisogno di prendere tutta la documentazione in originale». «Sto cercando di ricostruire la vita di Alejandro da quando è nato a oggi – ha aggiunto – da quello che dice la madre ha una fedina penale pulita, però avrò bisogno di avere in mano tutta la documentazione per rendermi conto di chi era Alejandro».
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