Stazione chiusa di notte a Trieste E i barboni dormono fuori
Sono state risistemate le panchine, ma ora è la stazione a chiudere tutte le notti. Precisamente da mezzanotte alle 4.10 del mattino. Così succede da 15 giorni.
L’obiettivo di Trenitalia è quello di tenere fuori barboni e clochard che, una volta ricollocate le sedute all’interno dell’edificio, erano tornati all’attacco per riavere un posto dove potersi sistemare per la notte.
Invece, ogni sera scatta la ronda. Due vigilantes ispezionano l’intera area e poi, alle 24 in punto, tutte le porte - sia quelle dalla parte dei binari sia quelle che affacciano su piazza Libertà - vengono chiuse a chiave. Non si entra fino alla riapertura del mattino. Così gli almeno cinquanta frequentatori abituali della stazione si ritrovano in strada. Si accampano sui gradini davanti all’ingresso della sala Tripcovich oppure vicino al Silos. Una sistemazione estrema, comunque percorribile solo finché la stagione regge e le temperature risultano sopportabili.
Racconta suor Gaetana, la religiosa che opera nel vicino dormitorio della Comunità di San Martino: «Ogni sera andiamo a portare panini ai bisognosi. So che molti rimangono in strada, anche perché di posti ce ne sono pochi in rapporto alla richiesta. Spesso sono anche famiglie rom che di giorno vanno in centro a chiedere l’elemosina».
Spiega un agente della Polfer: «Quella attuata da Trenitalia è una cosiddetta chiusura morbida. Noi non possiamo mandar fuori la gente dalla stazione. Possiamo identificare le persone chiedendo loro i documenti, ma il nostro compito non è certo far sgombrare dalla stazione i clochard che ci si vogliono fermare per la notte». Per questo Trenitalia ha affidato l’incarico ai vigilantes.
«Ne ho sentito parlare, ma non ho mai visto i vigilantes girare e controllare la stazione», dice la titolare dell’edicola vicina alla piramide. «So che qualcuno nonostante la chiusura comunque rimane all’interno - aggiunge - e dorme da qualche parte aspettando la riapertura delle 4. Ma il problema è anche quello dei servizi igienici. Vengono chiusi tutte le notti. E si può facilmente immaginare quello che si trova in giro. Ma anche lo schifo sui marciapiedi e nelle zone vicine alla stazione. La verità è che siamo abbandonati a noi stessi».
Ad andare giù duro è la tabaccaia che gestisce la rivendita all’interno del salone d’aspetto situato proprio vicino all’ingresso principale: «La stazione è una proprietà privata. È questa la realtà. Qui si entra quando si arriva o si parte. Ma non ci si può fermare e bivaccare. Non è un dormitorio. Per evitare che i barboni si fermassero avevano tolto le panchine, poi le hanno rimesse forse anche perché la gente ha protestato. Così gli “ospiti” sono tornati, almeno di giorno, creando disagi e problemi sia ai viaggiatori sia, e soprattutto, a noi che lavoriamo. Spesso, prima della chiusura notturna, nelle ore serali scoppiavano risse tra ubriachi. Sia chiaro, chi ne ha bisogno deve essere aiutato. Ci sono le organizzazioni di solidarietà, ma non è giusto che la stazione sia usata come dormitorio. Ora però il problema - aggiunge la negoziante - si è trasferito all’esterno. Ogni mattina sui marciapiedi attorno alla stazione è un disastro. Non so quello che succederà quando scenderà la temperatura e arriverà l’inverno...».
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