Stazione centrale, il deserto commerciale Aperti solo otto dei 26 negozi

Solo 8 dei 26 spazi commerciali all’interno della stazione ferroviaria centrale sono occupati, affittati. Gli altri da tempo risultano desolatamente vuoti. Un deserto. Un’immagine che fa a pugni con le ambizioni di Centostazioni Spa, la società delle Ferrovie dello Stato cui è stato affidato il compito di riqualificare e rilanciare gli spazi interni alle stazioni facendoli diventare dei piccoli centri commerciali. A Trieste il progetto non è riuscito. Per ora ha fatto letteralmente flop.
Quando nel marzo del 2007 la struttura che affaccia su piazza della Libertà, dopo il restyling costato circa 5 milioni di euro, è stata presentata al pubblico, le prospettive e gli obiettivi erano quelli di aprire una profumeria, una libreria, un negozio di articoli sportivi, un angolo dedicato ai prodotti tipici del nostro territorio e un parrucchiere. Ma tutto è andato in fumo. E se nel 2009 i negozi aperti erano 14, oggi si sono ridotti a 8. Ci sono ancora il bar “Briccocaffè”, il punto vendita della Despar, l’edicola “Via Vai”, la parafarmacia, una copisteria, una sala scommesse, un barbiere e lo storico tabacchino sistemato all’entrata principale. Il resto è vuoto. Alcuni spazi peraltro non sono mai stati occupati, conservano ancora il cellophan sulle maniglie e le coperture sulle vetrine.
«I locali sfitti rappresentano in realtà il 26% circa del totale dei negozi presenti in stazione – sostiene l’ufficio stampa di Centostazioni - gli altri spazi non attivi, un ulteriore 17%, risultano impegnati con diritti di opzione o sono oggetto di contratti che dovrebbero essere formalizzati nei prossimi mesi».
Dunque, secondo quanto riferiscono dalla sede romana di Centostazioni, basta attendere. «In particolare – precisa l’ufficio stampa - l’area centrale dell’edificio è oggetto di trattative che ci auguriamo possano concludersi con l’apertura entro l’anno di nuove attività e servizi commerciali, il che ridurrebbe i locali sfitti a poco più del 12% sul totale».
Già nel 2009, dopo i primi segnali che qualche cosa non stava funzionando, Centostazioni assicurava che erano in corso trattative concrete per la stipula di due nuovi contratti di locazione e che altri esercenti erano in dialogo con Centostazioni per interesse commerciale. Ma i risultati non si sono ancora visti. «Anzi - ammettono i pochi esercenti rimasti – qualcuno viene da noi per chiedere contatti con la direzione e per avere informazioni sui prezzi di locazione, ma tutto finisce nel nulla. Questo centro commerciale non è mai nato e nessuno sta facendo alcunché per rilanciarlo». «Gli affitti sono troppo cari – commenta la titolare dell’edicola – e il numero di passeggeri che transitano in questa stazione, dopo i tagli effettuati da Trenitalia, è diminuito. Non ci sono grandi prospettive».
Gli affitti si aggirano intorno ai 600–700 euro al metro quadrato. I negozi più piccoli occupano una superficie di circa 38 metri quadrati. La libreria Joyce, lo scorso anno, prima di abbandonare la struttura pagava 8mila euro al mese. Alcuni degli attuali contratti sono annuali. «I canoni di locazione commerciale applicati da Centostazioni – sottolinea l’ufficio stampa della spa - sono in linea con quelli di mercato».
I pochi spazi occupati sono tutti sistemati nella zona accanto alla piramide centrale in vetro. Dopo la chiusura della libreria che occupava una delle aree più ampie, ora ha chiuso anche l’agenzia di viaggi che, come recita un cartello affisso all’entrata, attende una nuova gestione. Il punto scommesse che si trovava accanto all’entrata principale si è trasferito accanto all’edicola sistemandovi anche le macchinette del videopoker. Ma, a quanto pare, i viaggiatori non amano il gioco né le scommesse: la sala è quasi sempre semivuota.
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