Stavropulos e la sua villa in Costiera a Trieste: un gioiello eclettico abbandonato
Il magnate greco donò l’edificio e le sue collezioni al Comune, ma entrambi oggi non sono più visitabili
Un muro verde di cipressi piantati in tempi migliori e di arbusti infestanti maschera sopra Grignano, al numero 35 della Strada Costiera, un parco incolto, con al suo centro una villa. Il colonnato in stile dorico seppellito dal verde, le decorazioni ad arco al piano terra e le tre finestre archivoltate all’ultimo piano della villa tradiscono le influenze elleniche, forniscono un indizio sul proprietario: Socrate Stavropulos (1882-1960).
L’acquisto a fine ottocento
La zona, acquistata a fine ottocento per l’ampio sguardo che offre sul mare Adriatico, conobbe la sua prima villa, di proprietà di una certa Valerie Beitl, nel 1907; nel 1914 Giovanni Martelanz, proprietario di una nota ditta edile del tempo coinvolta nella costruzione del Porto Vecchio e di tanti fabbricati triestini, comperò la villa e ampliò gli spazi.
La storia
Dirigente del gruppo industriale Modiano a Budapest, il greco Socrate Stavropulos comperò la villa nel 1930; tuttavia a causa della seconda guerra mondiale solo nel 1950 potè utilizzarla appieno, realizzando un padiglione di scultura per la propria personale collezione e trasponendo nella villa e nell’ampio parco la propria visione artistica. Se il giardino si presenta infatti di ispirazione romantica, estendendosi dalla strada costiera fino alla linea ferroviaria, la villa mantiene ancora la colorazione ocra e una generale integrità strutturale: il gusto è eclettico, ma con citazioni greche, evidenti specie alle finestre.
La donazione al Comune
Socrate Stavropulos scelse, nel proprio testamento, di donare la villa e le sue collezioni al Comune di Trieste: «Spinto dal mio affetto verso la città natale, lascio alla Città di Trieste e per essa al Comune di Trieste la mia villa esistente a Grignano (...) includendovi anche la biblioteca e l’archivio, come pure il mobilio, gli arredi, i suppellettili, i tappeti, gli attrezzi e gli oggetti d’arte. Il mio lascito al Comune di Trieste ma perciò quale intendo, specifico quale condizione essenziale la prima destinazione precisa a scopi di istruzione nel campo delle arti figurative, onde sia data la possibilità di trovar nella villa un luogo di raccoglimento, di meditazione e di studio».
Lo stato di abbandono
Attualmente lo stato di abbandono della Villa e delle sue collezioni è doppio: se il parco appare incolto e la villa, con una parte della mobilia ancora all’interno, abbandonata, anche la collezione Stavropulos rimane non visitabile. La collezione era infatti allestita presso il Museo di Storia patria di Trieste, chiuso da diversi anni assieme al vicino Civico Museo Morpurgo, il quale soffre a propria volta diversi problemi di infestazioni di muffa negli ambienti abitativi ottocenteschi. La collezione annovera alcuni reperti unici che spaziano dall’antico con una testa arcaica da Cipro del VI secolo avanti Cristo, al fiore della scultura italiana del Novecento con Libero Andreotti e Marcello Mascherini e a un’ampia rappresentanza di artisti locali, tra cui Umberto Veruda e Adolfo Levier.
Difficile utilizzo
Il declino invece della casa del magnate greco si inserisce bene nella necropoli delle ville triestine di fine secolo, retaggio di una città che si pensava capitale. Villa Stavropulos offre un’ulteriore sfida: i vincoli apposti infatti dal proprietario sono piuttosto rigidi, rendendo difficile un utilizzo che non sia solo espositivo e/o artistico, ma affianchi ad esempio attività ristorative o alberghiere. Era la villa di un collezionista d’arte, doveva rimanere tale nelle intenzioni dell’ex dirigente Modiano: erano state destinate a questo scopo le locazioni di un condominio di suo possesso in via Franca. Un apposito Comitato di cittadini aveva sollevato la questione dell’abbandono della Villa nel 2021, chiedendo in particolare quale utilizzo fosse stato fatto del “tesoretto” affittuario da parte del Comune. A seguito della scomparsa del suo fondatore Sergio Franco, il Comitato non si riunisce da un paio d’anni.
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