Stare in piedi giova a salute e linea: una conferma dai topi obesi

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Göteborg, in Svezia ha riportato i sorpredenti risultati di un esperimento. La caccia al misterioso mediatore che dagli arti segnala al cervello di non mangiare, però, è appena cominciata

TRIESTE Se non fosse pubblicata su una delle più elitarie riviste scientifiche, i Proceedings della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, la storia che vado a raccontare sembrerebbe uscita dal sito web dell’ennesimo dietologo da quattro soldi.

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Un gruppo di ricercatori dell’Università di Göteborg, in Svezia, riporta questa settimana i risultati di un esperimento in cui una serie di topi resi obesi dalla dieta erano stati ciascuno sovraccaricato dall’impianto di una capsula con un peso aggiuntivo corrispondente al 15% del proprio peso corporeo. Gli animali avevano immediatamente cominciato a mangiare meno e, nell’arco di 15 giorni, avevano riportato il peso complessivo a quello precedente il sovraccarico, perdendo quindi una quantità di grasso corrispondente al peso aggiuntivo. In termini umani, sarebbe come se a una donna che pesa 70 kg aggiungessimo un peso di altri 10 kg; dopo qualche tempo, rimosso il peso aggiuntivo, il suo peso sarebbe spontaneamente ridotto a 60 kg.

È subito iniziata la caccia al meccanismo che trasforma il peso totale dell’organismo in un segnale che induce il cervello a smettere di mangiare. Nessuno degli ormoni noti è risultato coinvolto, incluse la leptina, prodotta dal tessuto adiposo per regolare i livelli sazietà e la grelina che, al contrario, stimola l’assunzione di cibo. In maniera sorprendente, però, i ricercatori svedesi si sono accorti che lo stimolo a mangiare meno nei topi sovraccaricati scompariva se gli animali erano stati privati delle cellule delle ossa.

L’ipotesi che deriva da queste osservazioni è che, nei mammiferi, il sistema scheletrico degli arti sia in grado di “sentire” il peso totale dell’organismo, e quindi di regolare l’assunzione di cibo per mantenerlo costante. Corroborano questo ruolo di “gravitostato” degli arti l’osservazione che i topi mangiano meno e dimagriscono quando aumenta la gravità mentre ingrassano se posti in condizioni che simulano le navicelle spaziali. E anche il dato che le persone che passano la vita sedute o a letto tendono a diventare obese in maniera sproporzionata alla riduzione del dispendio calorico associato a queste posture, sviluppando poi tutte le patologie annesse alla condizione di obesità. 

La caccia al misterioso mediatore che dagli arti segnala al cervello di non mangiare è appena cominciata. Ma una conclusione pratica può essere già tratta: passare quanto più possibile la vita in piedi fa bene alla linea e alla salute.

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