Stanchezza persistente e spossatezza: è la sindrome post Covid. Ecco come fare per combatterla

PORDENONE. Guarire dal Covid-19 non garantisce il ritorno al precedente stato di salute. Per cominciare alcune persone con danni a più organi, in particolare al polmone, al cervello, al cuore e ai reni, potrebbero sviluppare una disfunzione provvisoria o permanente di questi organi. Inoltre una forma più sottile si potrebbe sviluppare. Infatti alcuni pazienti con Covid-19, anche se sono stati affetti da una forma lieve o moderata all’inizio che non ha richiesto ospedalizzazione, le settimane e i mesi successivi dalla “guarigione” portano una sorpresa: non sono ritornati ad uno stato di salute piena. 

Anche se il test molecolare è risultato negativo, queste persone soffrono ancora di sintomi persistenti e si sono chiamati “lungo trasportatori“ e la condizione è stata chiamata “Long Covid” o “Sindrome Post Covid”. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta hanno seguito 300 persone che erano state positive al Sars Cov-2 per diverse settimane. 3 settimane dopo il test positivo almeno la metà dei pazienti avevano ancora dei sintomi, come spossatezza e tosse, particolarmente i più anziani o che soffrivano di malattie croniche.

Tra il dicembre 2019 e il maggio 2020 un gruppo di pazienti ha condotto un’indagine on-line di pazienti che riportavano sintomi consistenti con COVID 19 in collaborazione con University College di Londra e la Weill Cornell Medicine di New York. Il sondaggio consisteva in 257 domande e coloro che rispondevano l’8% erano stati ospedalizzati e a 7 mesi dall’inizio della malattia continuavano ad avere spossatezza, affaticamento anche dopo piccoli sforzi e disfunzioni cognitive come nebbia nella testa, tutti sintomi caratteristici della fatica cronica, e rimanevano incapaci di tornare a lavorare nel 70% dei casi circa. 

Sindrome Post-infettive che causano spossatezza sono ben documentate dopo infezioni acute con diversi tipi di agenti infettivi: virus come SARS Coronavirus, l’EBV, il Virus Ross River, enterovirus, human herpesvirus, Ebola virus, West Nile Virus, Dengue Virus; batteri come la Borrelia burgdorferi, Coxiella burnetii, e Mycoplasma pneumoniae e anche parassiti come Giardia lamblia. I sintomi acuti di queste malattie e i danni organici che possono causare possono essere molto differenti comunque una malattia persistente cronica di fatigue può seguire ognuna di queste malattie e sono molto simili tra di loro.

Le persone con sindromi di fatica cronica post-infettiva che seguono queste ben documentate infezioni hanno in comune un gruppo di sintomi con le persone che hanno una Sindrome da Fatica Cronica (ME/CFS). Come ha per primo descritto Anthony Fauci, Direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases dell’NIH a Bethesda, i pazienti Post Covid 19 possono sviluppare una sindrome post virale che è veramente molto simile alla ME/CFS. Uno studio recente ha riportato che il 30% dei pazienti con Covid-19 avevano Pasc dopo 9 mesi. Specifiche linee guida per il trattamento sono ancora in sviluppo.

Molti pazienti con Pasc ricordano la sindrome da fatica cronica o Cfs anche se danni viscerali da Sars-Cov-2, in particolare ai polmoni, possono costituire una ulteriore sintomatologia del Pasc. I dati su 100 pazienti con Pasc raccolti nella Clinica Tirelli Medical Group di Pordenone e nella Clinica Comunian di Gorle Bergamo sono in via di pubblicazione e dimostrano l’efficacia dell’ossigeno-ozono terapia. Molte caratteristiche sulla presentazione clinica, i fattori di rischio e sul miglior trattamento della Pasc sono in corso di studio nelle numerose cliniche che si sono costituite in Usa ed Europa.

Recentemente un gruppo facebook, Survivor Corps, che consta di 160.000 membri, ha scoperto che su 400 persone con Pasc, il 36% hanno sviluppato un miglioramento dei sintomi o addirittura la scomparsa dei sintomi della Pasc dopo il vaccino. Il professor Griffin della Columbia University of New York ritiene che il 30-50% dei sintomi dei pazienti con Pasc se ne vanno dopo il vaccino. Una spiegazione potrebbe essere che il vaccino elimina quel po’ di virus rimasto (anche con tampone molecolare negativo) che è responsabile della persistenza dei sintomi della Pasc. Oppure i sintomi sono dovuti allo sviluppo di autoanticorpi e alla conseguente condizione di autoimmunità e il vaccino è in grado di rimettere in condizione l’organismo di tornare ad una risposta immunologica normale. È sicuramente necessario studiare più a fondo la correlazione tra vaccini e Pasc.

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