«Stamina, un colossale business»
Il dibattito sulle cellule staminali continua. Rimane aspro, anche perché tocca in profondità la sensibilità individuale di chi deve affrontare una malattia ed è stimolato ad aggrapparsi a qualsiasi speranza, pur se flebile, anche se contrastata dalla fredda analisi delle statistiche, dalla logica dei numeri. Se ne è avuta l’ennesima riprova ieri sera, nel corso dell’appuntamento inserito nel ciclo “Science & the City”, organizzato dall’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology, in collaborazione con la Regione, il Comune, il Piccolo e il Rotary club Trieste Nord, dal titolo “Cellule staminali, quelle vere”, presentato da Simona Regina. Il professor Paolo Bianco, dell’Università La Sapienza di Roma, per arrivare a una conclusione molto netta: «Esiste un movimento che punta alla commercializzazione delle cellule staminali, con conseguente devastanti per la ricerca scientifica», ha spiegato in apertura che «le cellule staminali non sono una categoria unitaria. Esiste la cellula embrionale ancora dotata della potenzialità di dare origine a ogni tipo istologico presente nell'organismo di cui fa parte. Una cellula staminale adulta invece è presente in molti tipi di tessuti, in grado di produrre cellule di ricambio». Bianco, a sostegno del suo ragionamento, ha poi indicato numeri molto chiari: «Ogni anno nel mondo circa 50 mila vite sono salvate dalle cellule staminali. Sempre ogni anno però, negli Stati Uniti, dai 150mila al milione di pazienti sono oggetto di terapie fasulle. L'Italia è stata a un passo dal diventare la Mecca delle staminali, un colossale business, per fortuna evitato». Il professore ha poi ricordato che «ricostruire i tessuti è possibile nei casi di tessuti semplici. Per esempio nel cuore dopo l'infarto il tessuto non si rigenera, mentre le cellule staminali dello scheletro non possono curare problematiche di altri organi, ma solo dello scheletro». Ampliando poi il discorso, Bianco ha affermato che: «non esiste farmaco che sia solo benefico. Bisogna che ci sia equilibrio invece fra danno certo provocato come effetto collaterale del farmaco e le probabilità di guarigione. Quando si prendono cellule di un paziente e le si fanno proliferare in coltura – ha concluso - il prodotto che si origina va controllato. Esiste un puntuale regolamento europeo che punta a evitare che si crei un prodotto commerciale, in quanto la medicina non e' commercializzazione delle terapie». Il medico triestino Marino Andolina, dopo aver invece evidenziato che «recentemente è apparso un articolo statunitense che conferma l’efficacia del metodo Stamina», ha definito Bianco «un coraggioso perché viene qui a dire menzogne, come testimoniano i documenti che posso esibire in questa sede. Ci sono pazienti, curati con le staminali, che sono migliorati – ha affermato - in particolare pazienti che erano condannati a morte». Andolina ha poi distribuito in sala un documento nel quale si ribadisce fra l’altro che che «Stamina è un metodo riconosciuto dalla comunità scientifica e che non comporta effetti collaterali».
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