Stamina, emergono altri casi con danni
TRIESTE Non c’è soltanto Stamina da noi. Nonostante la palese incapacità di qualsiasi cellula “staminale” prelevata dall’organismo adulto di rigenerare organi danneggiati, come in maniera ingannevole si sperava all’inizio degli anni 2000, sono continuate a nascere negli Stati Uniti centinaia di cliniche della speranza, che offrono promesse fasulle sfruttando l’oggettivo bisogno dei pazienti di recuperare la vista, curare il Parkinson, migliorare le paralisi o portare rimedio all’autismo o alla sclerosi multipla.
Queste cliniche basano la loro attività, che manca di qualsiasi substrato scientifico, sul presupposto legale che prelevare delle cellule dal corpo di un paziente e reiniettarle nello stesso paziente non costituisce una terapia, che richiederebbe l’approvazione della Fda dopo una sperimentazione clinica, ma un autotrapianto, pratica consentita dalla legge. Chirurghi plastici recuperano cellule dal tessuto adiposo, ortopedici dalla cartilagine, ematologi dal midollo osseo, e iniettano queste cellule in altre zone danneggiate dell’organismo, promettendo risultati miracolosi. Dietro lauto pagamento, ovviamente, in un mercato completamente privato, equivocando su quello che può essere un effetto benefico transitorio delle cellule iniettate con un vero effetto rigenerativo, che la scienza non ha mai provato. Molti ricercatori sulle cellule staminali (quelle vere, derivate dall’embrione) e associazioni di pazienti hanno spinto i tribunali a indagare queste procedure, ma il processo è stato finora lento e pieno di contenziosi legali.
Ora però siamo a una svolta: sull’onda di un articolo del Washington Post della scorsa settimana, stimolato dalla denuncia di due donne che sono rimaste cieche dopo l’iniezione di cellule pseudostaminali del tessuto adiposo nell’occhio per curare una forma di degenerazione della retina, la Fda è finalmente entrata in campo chiedendo la chiusura di due cliniche private che fornivano questo trattamento, una basata in California e l’altra in Florida.
La denuncia è l’ultimo atto di una trafila innescata da un articolo sul New England Journal of Medicine nel marzo del 2017, che riportava la documentazione della cecità causata dall’inoculazione di queste cellule. Questi esiti non sono peraltro gli unici. Qualche anno fa un paziente americano era rimasto paralizzato dopo un’iniezione di cellule in Tailandia e un bambino israeliano aveva sviluppato un tumore cerebrale dopo essere stato trattato in Russia.
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