Stamina e dintorni, Andolina sospeso per sei mesi
BRESCIA Il tribunale del Riesame di Brescia ha sospeso per sei mesi dalla professione medica, a partire da lunedì 21 dicembre, Marino Andolina, medico triestino già coinvolto nel caso Stamina e poi, l'estate scorsa, finito ai domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della procura di Brescia che aveva fatto emergere una presunta truffa ai danni di pazienti effetti da malattie degenerative, ai quali Andolina e altri avrebbero proposto cure con cellule staminali, ritenute dannose e pericolose dagli inquirenti.
Con Andolina erano stati coinvolti i bresciani Caterina Voldan, Monica Salvi e il chirurgo plastico Erri Cippini, oltre al milanese Stefano Bianchi. Il Riesame si era pronunciato una prima volta annullando l'ordinanza di custodia cautelare, ma dopo il ricorso della Procura bresciana accolto dalla Cassazione ha emesso una nuova sentenza.
Riconosciuti per tutti i gravi indizi di colpevolezza e l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Per Andolina è scattato il divieto di esercitare per i prossimi sei mesi la professione medica. «A me non cambia nulla, non ho interesse a lavorare in Italia, sono disgustato» ha commentato Andolina.
«Nell'inchiesta in cui mi hanno coinvolto - ha aggiunto - sono state male interpretate alcune telefonate. Io volevo solo portare all'esterno il metodo Stamina e curare gratuitamente i miei pazienti. Al telefono usavo un linguaggio in codice e quando parlavo di "vino bianco" mi riferivo alla possibilità di portare la cura in Georgia, mentre quando dicevo "vino rosso", mi riferivo al trasferimento di Stamina in Moldavia». Secondo il medico triestino poi «il mese di arresti domiciliari mi ha fatto perdere i pazienti. Ora chi sta seguendo il protocollo stamina all'estero sta pagando 27mila euro, mentre con me sarebbe stato gratuito».
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