Stallo sul Porto vecchio di Trieste: accordo di programma ancora fermo al palo

TRIESTE Il gruppo austriaco che vuole costruire due hotel fronte mare da 160 milioni di euro. Importanti società con sede in Svizzera e Belgio interessate al blocco di magazzini accanto all’area Greensisam. Il colosso Msc da tempo associato all’ipotesi di un nuovo terminal per navi da crociera. Sono i progetti di peso che circolano da anni per il rilancio del Porto vecchio di Trieste. Peccato che nessuno di questi, ultimamente, abbia fatto progressi o passi avanti concreti. Nonostante il sindaco Roberto Dipiazza ripeta da tempo di avere la fila di imprenditoria pronti ad r aggiudicarsi un pezzo della pregiata area, a tutt’oggi lo stallo è totale.
Mancano gli strumenti urbanistici e giuridici per dare avvio alla trasformazione dei 66 ettari del comprensorio. Non è stato fatto l’aggiornamento del Piano regolatore. E, prima ancora, non è stato siglato fra Regione, Comune e Autorità portuale l’accordo di programma, documento propedeutico proprio alla variante urbanistica, ma anche strumento che consentirà in seguito ai potenziali compratori o concessionari di acquisire il diritto sulle aree con passaggi burocratici estremamente semplificati. Manca, infine, il via alla società di gestione, di cui faranno parte sempre Regione, Comune e Autorità portuale, e che si occuperà di seguire le future vendite.
La richiesta di adesione all’accordo di programma è stata inviata dal Comune lo scorso marzo. L’Autorità portuale ha risposto, la Regione no. Non ancora, almeno, anche se il presidente Massimiliano Fedriga assicura che i suoi tecnici ci stanno lavorando sodo. Nessun decollo ufficiale nemmeno per la società di gestione. La firma pareva imminente già alcuni mesi fa, poi non se ne è saputo più nulla. Pure in questo caso il governatore assicura la volontà di accelerare, chiudendo la partita entro l’estate. Prima ancora, però, è necessario fare un’apposita norma, che sarà inserita nell'assestamento di Bilancio in discussione da oggi: manca dunque ancora anche la base normativa.
Eppure lo scorso novembre, in uno dei tanti briefing di aggiornamento sul Porto vecchio, in cui era stata presentata la delibera con le linee di indirizzo generali sul futuro assetto dei 66 ettari di Porto vecchio, approvata poi a febbraio, Dipiazza aveva promesso che la sottoscrizione dell’accordo di programma sarebbe stata piuttosto celere, tra fine 2018 e inizio 2019, prevedendo dunque a giugno 2019 il periodo in cui iniziare a bandire le gare per gli edifici che il Comune ha classificato come vendibili e che si concentrano soprattutto nella zona “mista”, estesa tra le concessioni Greensisam e il Magazzino 26. A oggi, invece, chi chiama gli uffici comunali per presentare una manifestazione d’interesse, riceve la seguente risposta: «I magazzini non sono in vendita». Non possono che restare con le mani in mano quindi, in attesa di capire il da farsi, tutti quegli investitori che finora hanno bussato alla porta del primo cittadino, presentando rendering e proposte milionarie per la costruzione di hotel e centri commerciali, per dirne un paio.
Ma perché è fondamentale questo accordo? È propedeutico, come accennato, alla variante del piano regolatore del Porto vecchio ovvero alla modifica dell’attuale assetto urbanistico, che specifica ciò che si potrà fare e ciò che non si potrà fare nell’area. Al momento esistono infatti solo delle ampie linee d’indirizzo, contenute nella delibera citata, che indicano quali magazzini avranno uso pubblico e quali rimarranno sotto l’egida del demanio. Ma l’accordo è essenziale soprattutto in vista dell’inserimento della funzione residenziale, che renderà così il Porto vecchio parte del centro storico. Una sorta di “quarto borgo”. A questo proposito l’assessore comunale all’Urbanistica Luisa Polli, assieme a Dipiazza, ha più volte detto di voler dedicare alla parte abitata una quota tale da non superare il 10% dell’edificabilità: le abitazioni saranno ospitate nel sotto-sistema “misto” (che va dal Magazzino 26 verso la stazione) e in quello ludico-sportivo, che definiscono l’area assieme a quello scientifico congressuale (Magazzino 26, Esof, Centro Congressi) al sistema dei Moli (Autorità Portuale). Ma per far decollare questa impostazione, appunto, serve il sì degli altri partner. Che, nel caso della Regione, tarda ad arrivare. —
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