Stabilimenti balneari, i gestori: «Quanti dubbi fra protocolli e spese»
Dall’Ausonia a Sticco, fino al bagno Gabriele a Muggia, si aspetta di conoscere
le regole per l’estate 2022. In pochi hanno stabilito data di apertura e prezzi
TRIESTE. Gestori di stabilimenti balneari preoccupati. E scoraggiati. Alla stagione estiva mancano pochi mesi ma pesano diverse incognite: in primis l’esistenza o meno di nuovi protocolli anti Covid-19, e poi il rincaro bollette, che rischia di far salire i costi generali, in più c’è l’incertezza sul futuro delle concessioni, alla luce della riforma prevista dal ddl concorrenza. Molti sono stufi e stanchi di dover inseguire norme, vincoli e restrizioni. E c’è pure chi ha deciso di gettare la spugna.
Per Cristina Cecchini, dell’Ausonia, «c’è bisogno di capire quali regole dovremo rispettare. Al più presto. Noi apriremo il weekend del 13 maggio ma al momento non sappiamo nulla. Con una capienza del 40% in meno lo scorso anno, se le disposizioni cambiano dobbiamo organizzarci. L’auspicio è che tracciamento, distanze e ingressi contingentati siano solo un lontano ricordo». Anche Manfredi Carignani, uno dei soci di Sticco, si augura notizie chiare e certe in tempi brevi: «Dobbiamo capire cosa si potrà e non si potrà fare – dice – e come potremo gestire gli spazi, se con limiti o meno. Per ora stiamo solo sistemando un po’ alla volta lo stabilimento. Speriamo di aprire prima di giugno, per guadagnare giorni in più rispetto allo scorso anno». Anche i fruitori del Pedocin, che si confrontano tutto l’anno sui social, auspicano un’estate finalmente senza un numero massimo di ingressi, che eviterebbe peraltro le file registrate nel 2021.
Altri timori invece a Muggia, dove al bagno San Rocco il titolare Marco Salviato punta all’avvio di stagione a fine aprile ma «spaventano gli aumenti, le spese correnti delle utenze e le materie prime, che mostrano rincari pesanti. Abbiamo aperto già il ristorante, e notiamo che alcuni prodotti, come l’olio, non si trovano proprio. Non sarà un’estate facile, stiamo valutando piccoli ritocchi, ma indispensabili per andare avanti. Tra l’altro abbiamo cambiato tutte le attrezzature». Andando verso Lazzaretto, anche Sabino Taccardi, del bagno Gabriele, teme il caro-bollette: «Fa rabbia perché alcuni aumenti non sono giustificati, comunque ci prendiamo ancora tempo per decidere se alzare un po’ i prezzi o meno, è una scelta difficile, d’altra parte va anche considerato che le famiglie non hanno tanti soldi in tasca».
Più sereno Luca Calabrò delle Ginestre, che anche quest’anno ha puntato tutto sulle prenotazioni in anticipo, «e abbiamo già il sold out, con abbonamenti invariati, probabilmente però – avverte – ritoccheremo i prezzi del bar, visti gli aumenti già percepiti nell’ambito della ristorazione».
Tutt’altra preoccupazione per Alex Benvenuti, del Riviera e Sirena: «I timori più grandi sono legati alle concessioni. Avrei voluto fare investimenti ma resto fermo, e cerco di capire cosa succederà, se tutto cambierà a livello nazionale». Stessa paura per Claudio Vianello, del bagno Ferroviario: «C’è un’incognita troppo forte, ed è tutto tardi, ci sarà una revisione della legge o verranno accolti i tanti ricorsi in atto? Chissà. Avevamo in mente opere di riqualificazione per dare un servizio migliore. A questo punto aspettiamo». A qualche metro di distanza atmosfera più distesa al Cral, dove Lorenzo Deferri ricorda: «Siamo un dopolavoro, sul fronte concessioni dipendiamo da ciò che deciderà in futuro l’Autorità portuale, ma vogliamo essere positivi».
Sentimenti completamente diversi per Sergio Fari, che a Sistiana molla la gestione degli stabilimenti: «Restano comunque alla mia famiglia, che li porterà avanti, ma io sono stufo. Fare l’imprenditore in Italia è diventato impossibile, ci vuole fiducia nel futuro e in questo Paese è impossibile averne, tra regole che cambiano, burocrazia complicata, spese che salgono. La mia esperienza nel settore, per ora finisce qui».
E poi c’è il tema bagnini, che scarseggiano, come rileva Roberto Fermo della coopertiva Lase. «In questo caso – spiega – parte del problema deriva dal fatto che negli ultimi due anni, a causa della pandemia, non ci sono stati tutti i corsi di formazione previsti, quindi i ragazzi hanno avuto meno possibilità di partecipare all’iter richiesto, ma speriamo ci sia una ripresa». Alcuni percorsi sono stati avviati da poco, ma è presto per capire quanti giovani abbiano aderito finora, quanti li completeranno e soprattutto quanti si renderanno disponibili all’impegno previsto durante tutti i mesi estivi. Carenze di personale anche a Grado e Lignano, «da dove – aggiunge Fermo – mi sono arrivate richieste per bagnini, che al momento non si trovano».
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