Stabilimenti balneari all’asta da Muggia fino a Sistiana

TRIESTE
Chi finora ha avuto in concessione dal demanio marittimo la gestione di uno stabilimento balneare dovrà partecipare ad una gara di evidenza pubblica. Lo prevede la direttiva Bolkestein del 2006 recepita nel 2010 dall'Italia.
A Trieste cosa accadrà? Già dal 2006, secondo una legge regionale, è previsto che le spiagge vengano affidate tramite una gara se la concessione supera i 6 anni, sennò è sufficiente fare richiesta di rinnovo con affissione della domanda all'Albo pretorio. Finora gli unici stabilimenti che hanno partecipato ad una gara pubblica sono Sticco che nel 2008 si è aggiudicato di nuovo la gestione del bagno di Miramare e il Circolo marina mercantile nel 2009. Tutti gli altri dovranno essere messi all'asta come ad esempio i bagni Riviera e Sirena di Grignano. Ma se nel resto d'Italia vige un regime di “proroga” fissato al 31 dicembre 2015, per consentire ai gestori di adeguarsi alle regole imposte dalla direttiva, nella nostra regione invece la scadenza è stata fissata con due anni di anticipo alla fine del 2013. Per cercare di ovviare al problema l'assessore regionale alle Finanze Sandra Savino ha annunciato che «per garantire la continuità delle attività e per poter realizzare lavori e migliorie senza temere la scadenza ravvicinata, sarà inserita nella legge Finanziaria, in discussione a dicembre, una proroga al 31 dicembre come previsto dalla disciplina nazionale».
Dal 2016 quindi non sarà più possibile avere un rinnovo automatico delle concessioni (da un minimo di 6 anni fino ad arrivare a 20), ma si dovrà procedere appunto secondo quanto previsto dalla direttiva. La normativa europea che ha come obiettivo di favorire la libertà di stabilimento e la circolazione dei servizi si scontra però con gli interessi di 30 mila gestori delle spiagge italiane. Per questo la protesta dei balneari è arrivata domenica anche a Trieste, per chiedere al Governo un impegno preciso sul futuro delle concessioni demaniali. «No alle gare, no alle aste». E' quello che invocano i tanti gestori italiani, perché come si legge sui loro volantini «il Governo ha deciso di incolpare l'Europa mettendo all'asta imprese familiari che si sono esposte con centinaia di migliaia di euro investiti nelle strutture. Tutto quello che viene realizzato deve essere riconsegnato allo Stato a fine concessione senza ricevere alcun indennizzo».
Se la proroga proposta dall'assessore Savino dà una boccata d'ossigeno ai gestori resta sempre il problema che si dovrà mettere all'asta la costiera triestina. Per Marco Salviato rappresentante della Federazione italiana balneari: «Se non cambia qualcosa nel 2016 andrà a gara tutto il litorale italiano. Chiediamo una deroga alla Bolkestein per il nostro settore, per garantire gli investimenti fatti, se si perdono le concessioni, si perde tutto quanto si è investito non solo nelle infrastrutture ma anche nelle attrezzature».
Dello stesso avviso anche Alex Benvenuti amministratore delegato della Magesta Spa che dagli anni novanta gestisce i bagni Sirena e Riviera (con annesso albergo) e che andranno a gara tra due anni (alla scadenza naturale della concessione) o al più tardi nel 2015 per effetto della proroga. «La situazione è complessa. A Trieste non essendoci arenile le spiagge sono state costruite tutte con capitale privato. Ogni miglioria fatta dalle docce alle piscine comprese le tubature fognarie e le bonifiche dell'amianto sono state realizzate con nostri investimenti».
A questo si deve aggiungere che dovrà esse riordinato anche tutto il sistema di concessioni demaniali che riguarda la nautica di diporto e quindi tutti i porticcioli. In regione vale anche per queste attività la stessa proroga concessa per gli stabilimenti balneari. Dovranno essere messe a gara secondo le norme previste dalla direttiva Bolkestein. Solo a Trieste si contano in totale, comprese quelle balneari, un centinaio di concessioni su una superficie che supera di poco i 30 mila metri quadrati.
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