Stabile senza gas a Trieste, in 20 al freddo da un mese
TRIESTE «Fa freddo e io, mio marito e i miei bambini, siamo costretti ad andare a lavarci fuori casa perché non abbiamo né riscaldamento, né acqua calda». Si sfoga così Roberta Drozina, una degli abitanti dello stabile in via Cubi che, da quasi un mese, è senza fornitura di gas metano come conseguenza della scoperta di un allaccio abusivo all’interno del palazzo. «I miei bambini fanno la doccia in palestra, come faccio io. Mentre mio marito alla fine del suo turno di lavoro, si lava in caserma. Non si può andare avanti in questo modo, non si può vivere senza riscaldamento o acqua calda. Soprattutto con figli piccoli e l’inverno alle porte».
Come Drozina anche i vicini di casa sono esasperati. Lo stabile di via Cubi che conta otto famiglie e circa una ventina di abitanti è isolato dalla rete del gas metano dall’8 ottobre. Quel giorno, dopo una segnalazione da parte di un inquilino del condominio, fu scoperto dai tecnici dei vigili del fuoco un allaccio abusivo alla rete del gas. Un residente del piano terra, S.M. le sue iniziali, triestino 53 enne che condivideva l’appartamento con una famiglia rom, aveva deciso di collegarsi alla rete gas con un tubo posticcio, bypassando il contatore dell’AcegasApsAmga. Scoperto l’abuso, per ragioni di sicurezza fu interrotta la fornitura di gas all’intero condominio.
«Se ho fatto quel che ho fatto, è stato per forza maggiore - dichiarò allora l’uomo -. Il problema è sorto quando altri non hanno pagato le bollette di gas che arrivavano, e dopo poco tempo ci hanno staccato la fornitura. A un certo punto non ci ho visto più, non ce la facevo a far vivere la mia compagna in quelle condizioni disagiate, con l’acqua calda che non bastava mai, le pentole, i fornelli elettrici da campeggio. Ho deciso quindi di collegarmi alla rete gas per qualche giorno, con la speranza che di lì a pochissimo gli altri sarebbero andati via, avendo uno sfratto esecutivo già da tempo. E infatti così è stato, solo che prima di andarsene hanno chiamato i vigili del fuoco, dicendo che sentivano puzza di gas e avevano paura che scoppiasse tutto. Questo per far arrivare i controlli e mettere in atto la loro ritorsione contro di me».
All’inquilino, colto sul fatto dai vigili del fuoco e dagli agenti della polizia di Stato intervenuti sul posto, non rimase altro che ammettere la propria colpa e prendersi una denuncia a piede libero secondo gli articoli 624 e 625 del Codice penale, per furto e appropriazione indebita con circostanze aggravanti.
Una ripicca tra vicini di casa quindi, che ha fatto precipitare l’intero condominio nel forte disagio di rimanere senza riscaldamento e acqua calda per lavarsi, per oltre un mese. Una chiusura necessaria e d’obbligo, per motivi di sicurezza e per adeguare l’impianto dell’intero stabile dopo la compromissione delle tubazioni comuni del condominio. «I lavori sono iniziati circa un mese fa, ma da oltre dieci giorni tutto è fermo. La ditta che sta mettendo i tubi aspetta che l’AcegasApsAmga faccia alcuni lavori - aggiunge Roberta Drozina -. E noi intanto siamo qui al freddo ad aspettare che mandino qualcuno a tappare un buco sull’asfalto, per poter far montare il ponteggio e far proseguire i lavori. È inaccettabile tutto questo».
A detta dei condomini, quindi, l’impasse sarebbe da attribuire ad un anello mancante. La ditta che sta eseguendo i lavori, la Sergas, aspetterebbe da più di 10 giorni l’esecuzione dei necessari interventi murari da parte dell’AcegasApsAmga. E questo dopo che la stessa ditta incaricata aveva già ultimato una prima sezione dei lavori generali, con la posa in opera delle tubazioni sul lato sinistro del caseggiato e all’interno degli appartamenti. Sulla parte destra dello stabile invece, proprio in corrispondenza della colonna dove dovranno essere posate le nuove tubature, e dove andrebbe allestito un ponteggio per permettere agli operai di lavorare, è possibile vedere un profondo scavo con tubazioni del gas, a detta degli abitanti, posizionate da oltre dieci giorni. «Noi non ce l’abbiamo con la ditta incaricata, perché sta facendo un buon lavoro e gli operai sono gentili e volenterosi. Noi s - aggiunge Roberta Drozina - siamo arrabbiati contro la solita burocrazia che sembra aver fermato tutto. Con lo scaricabarile che va da chi vorrebbe lavorare e non può, a chi dovrebbe fare un intervento di muratura per permettere agli altri di lavorare. E noi - conclude - siamo in mezzo a pagare le conseguenze di una situazione che non dipende da noi e che è nata per colpa di una persona che, per necessità o chissà cosa, si è allacciata alla rete del gas abusivamente».
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