Srebrenica, il genocidio alla prova Onu
ZAGABRIA. Manca meno di una settimana alle commemorazioni ufficiali del genocidio di Srebrenica, in programma per il prossimo 11 luglio, e il clima attorno al ventesimo anniversario del massacro sembra ormai essere definitivamente compromesso. Dopo aver assicurato la sua presenza, averla messa in dubbio e riaffermata nuovamente, il Presidente serbo Tomislav Nikoli„ ha alla fine deciso che non si recherà in questa cittadina della Bosnia orientale, dove nel luglio del 1995, le truppe serbo-bosniache di Ratko Mladic uccisero oltre 8.000 bosgnacchi.
«Come abbiamo ripetuto diverse volte, il presidente sarebbe pronto a inchinarsi davanti alle vittime musulmane di Srebrenica, ma solo dopo che Bakir Izetbegovi„ avrà fatto lo stesso a Kravice, Bratunac e in altri posti», ha affermato al quotidiano belgradese Danas il consigliere del capo di Stato Ivan Mrki„. Insomma, quando il leader dei musulmani di Bosnia (Izetbegovi„) renderà omaggio ai caduti serbi, allora Nikoli„ ricambierà il gesto. Uno scenario improbabile e che sicuramente non si avvererà nei prossimi giorni. L’11 luglio, quindi, gli organizzatori delle commemorazioni di Srebrenica potranno accogliere le 50.000 persone attese, tra cui decine di rappresentanti internazionali, ma non il rappresentante serbo.
Quanto al Primo ministro di Belgrado, Aleksandar Vu›i„, quest’ultimo ha spiegato ieri che non ha ancora deciso se recarsi o meno in Bosnia e che aspetterà la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite prima di farlo. Martedì, l’Onu voterà infatti una proposta di risoluzione avanzata dalla delegazione britannica. Il testo, che riguarda proprio i fatti di Srebrenica, ha già scatenato l’ira delle autorità serbe, che non riconoscono la definizione di “genocidio” per il massacro del luglio 1995 e per cui l’iniziativa di Londra, se approvata, non farà altro che «esacerbare le tensioni» e «provocare nuove destabilizzazioni» nella regione.
Per assicurarsi che la bozza britannica non passi, Belgrado ha fatto appello al tradizionale alleato russo, che, in quanto membro permanente, dispone di un diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza. Nei giorni scorsi, i rappresentanti di Mosca hanno quindi proposto una contro risoluzione, alla quale i Britannici dovrebbero ispirarsi per trovare un compromesso. Ma giovedì, la quarta versione del testo redatto da Londra è stata giudicata «inaccettabile» dal governo serbo. «I cambiamenti effettuati sono più che altro cosmetici», ha chiosato ieri l’ambasciatore russo a Belgrado Alexander Chepurin, per cui «l’essenza della risoluzione è di affibbiare l’etichetta di “genocidio” ai Serbi e alla Serbia».
Il termine, a cui Belgrado si oppone con tanta tenacia, è stato però utilizzato tre giorni fa dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, che all’Assemblea generale dell’Onu ha scelto di rendere omaggio alle vittime di Srebrenica. Nel 2012, Ban Ki-moon si è anche recato sul luogo del massacro, che all’epoca dei fatti avrebbe dovuto essere protetto proprio dai caschi blu. Questa stessa definizione, inoltre, in linea con le sentenze del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, è condivisa anche da tutti i leader europei.
Tra questi, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha previsto di recarsi a Sarajevo il prossimo 9 luglio, dopo una visita alle autorità di Tirana e di Belgrado. Per la stampa serba, i temi principali della visita saranno i rapporti bilaterali, l’allargamento dell’Unione europea e le questioni energetiche. Ma tra gli appuntamenti già inscritti in agenda, figura l’incontro tra Merkel e le rappresentanti dell'associazione “Madri di Srebrenica”. Il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert, ha illustrato ieri lo scopo del viaggio nei Balcani. «Ci sono luoghi che portano ovviamente le cicatrici della guerra nell'ex Jugoslavia - ha affermato Seibert - e l’Europa può dare un suo contributo e la Germania farà la sua parte».
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