Srebrenica, a rischio rinvio la cerimonia del ventennale
ZAGABRIA. È a Srebrenica che tutti i nodi che da decenni avvelenano le relazioni tra serbi e bosgnacchi sembrano destinati a venire al pettine. L'11 luglio prossimo oltre 50mila persone sono attese in questa cittadina della Bosnia orientale per commemorare il ventesimo anniversario del massacro degli oltre 8mila musulmani uccisi nel 1995 dalle truppe serbo-bosniache di Ratko Mladic. Un evento al quale dovrebbero partecipare anche decine di rappresentanti internazionali (tra cui Bill Clinton), ma che da ieri sembra essere a rischio, dopo la dichiarazione lapidaria dello stesso comitato organizzatore.
«Se l'ex comandante bosniaco musulmano Naser Oric non sarà liberato entro il 30 giugno, la commemorazione prevista a Srebrenica potrebbe essere rinviata». Secondo quanto riporta il sito bosniaco Klix.ba, gli organizzatori della commemorazione, insieme alla presidente dell'associazione delle "Madri di Srebrenica", Hatidža Mehmedovic, sono pronti a far saltare il tavolo, se Oric non sarà rimesso in libertà e rimpatriato in Bosnia. «Ori„ non è un criminale, ma un inerme che ha difeso il suo popolo - assicura al portale d'informazione Hatidža Mehmedovic, che aggiunge - la sua unica colpa, oggi, è quella di essere sopravvissuto». Originario proprio della zona di Srebrenica, Naser Oric combatté negli anni Novanta contro le milizie serbe nell'Est della Bosnia, assicurando per diversi mesi la difesa dell'enclave (poi passata sotto il tristemente celebre controllo dell’Onu). Accusato dalla Serbia di crimini di guerra, Oric è stato processato dal Tribunale pensale internazionale per l'ex Jugoslavia, che lo ha condannato a due anni nel 2006 (per non aver impedito l'omicidio e il trattamento inumano di civili serbi), per poi proscioglierlo nel 2008.
Ma la Serbia vuole riaprire il caso. Due settimane fa, il 10 giugno, Oric viene arrestato a Ginevra dalla polizia svizzera, che risponde ad un mandato di cattura emesso proprio da Belgrado. La cattura di Oric fa subito infuriare le autorità bosgnacche di Sarajevo. Il presidente musulmano Bakir Izetbegovic invia una lettera ai suoi due colleghi (croato e serbo) illustrando il suo disappunto e chiedendo la cancellazione della visita del capo di Stato serbo Tomislav Nikolic, prevista per il 16 giugno a Sarajevo.
Il Presidente serbo annulla la sua visita, ma la polemica non si placa. Sia la Serbia che la Bosnia-Erzegovina hanno infatti fatto richiesta di estradizione per l'ex comandante bosniaco. Ma la Svizzera non ha ancora risposto. E nel frattempo, un'altra polemica ha preso vita in seno alle Nazioni Unite, dove la delegazione britannica ha proposto l'approvazione di una risoluzione comune sul "genocidio di Srebrenica", tuttora non riconosciuto dal governo serbo. Il prossimo 7 luglio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si esprimerà al riguardo e Belgrado ha già reso nota la sua posizione. «La Serbia non capisce né il significato né il motivo della risoluzione - si legge nel testo inviato ai cinque membri permanenti del consiglio e riportato dalla radio serba B92 - crediamo che qualunque risoluzione non contribuirà alla riconciliazione nella regione».
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