Spuntino bis a base di miele per l’orso di Grozzana

TRIESTE. Buongustaio e abitudinario, anche se un po’ troppo invadente. L’orso si è rifatto vivo a Grozzana dopo solo due mesi dalla sua ultima apparizione e anche questa volta si è seduto alla “tavola” degli apicoltori Carboni Abrami, senza essere stato invitato. Ne hanno fatto le spese tre arnie, andate completamente distrutte, e le famiglie di api che le abitavano. Nel corso di quest’ultima scorribanda, inoltre, il plantigrado ha mandato in pezzi anche una sceratrice solare, una struttura che viene utilizzata per sciogliere la cera dai vecchi telai. Lo spuntino, alla fine, ha causato danni per 2.500 euro e la morte di oltre 350mila api. Una moria che comporterà anche un’ulteriore perdita economica, quella derivante dai mancati introiti della vendita del miele, l’oro liquido che quegli esemplari avrebbero prodotto nelle prossime settimane.
L’incursione è avvenuta alcuni giorni fa, nel corso delle ore notturne. Virgilio Carboni, capostipite di una famiglia che da anni si dedica con successo all’apicoltura, se n’è accorto solamente il giorno successivo, quando è stato messo in allarme da un vicino di casa.
«Sono stato avvisato che nel campo dove teniamo quasi un centinaio di arnie – spiega – c’era qualcosa che non andava, visto che alcune strutture erano state ribaltate per terra con tutto il loro contenuto». Non c’è voluto molto tempo per capire cosa fosse accaduto nel corso delle ore precedenti. Le impronte lasciate sui telai hanno tolto ogni dubbio residuo e la conferma è arrivata dagli stessi uomini della Forestale, intervenuti per redigere un verbale. «Abbiamo seguito le tracce dell’animale fino ai margini del bosco - continua Carboni - . Anche questa volta l’orso è venuto dalla vicina Slovenia, evidentemente attratto dal nostro miele e dalla presenza nelle vicinanze di un allevamento di bestiame allo stato brado». L’abitato di Grozzana, infatti, si trova a meno di un chilometro dall’ex valico di Pese.
Un piccolo angolo di paradiso, quello dove abitano i Carboni Abrami, immerso nella natura. Una manciata di case poste a 500 metri sopra il livello del mare, dove abitano circa 130 persone e svariati milioni di api. «Le nostre api carniche godono di un ambiente incontaminato - così l’apicoltore - , privo di pesticidi e di altri elementi inquinanti. Ci troviamo a stretto contatto con la natura e con i suoi abitanti. Non si contano le incursioni di caprioli, cinghiali, volpi e anche di qualche sciacallo». La presenza dell’orso bruno sembra essere molto più frequente rispetto al passato, tanto che Virgilio Carboni è stato costretto a correre ai ripari, costruendo attorno al campo con le arnie un recinto elettrificato, capace di scoraggiare gli animali, pur non facendo loro del male. «Sappiamo che si farà ancora vivo - precisa Carboni - , anche se è importante sottolineare che chi si avventura in bosco, a piedi o in bicicletta, non corre alcun pericolo. Gli orsi sono animali schivi, che raggiungono le zone abitate solo di notte».
I danni dell’ultimo banchetto sono stati maggiori perché molto probabilmente sono stati arrecati da un esemplare di grandi dimensioni, che si è saziato solo dopo aver fatto visita a tre arnie. Evidentemente il plantigrado ha apprezzato la melata di bosco presente in quel momento nei telai, magari su suggerimento degli altri esemplari che in questi ultimi mesi hanno raggiunto Grozzana. «Gli orsi - conclude l’esperto apicoltore -– trasmettono geneticamente ai propri discendenti le coordinate dei luoghi dove poter approvigionarsi di cibo, ma anche le zone dove si possono incontrare dei pericoli». Non rimane che scoprire se il basso voltaggio delle recinzioni terrà lontani i plantigradi dalle arnie dei Carboni Abrami, o se la voglia di miele spingerà gli orsi a superare anche questo ostacolo. Lo scopriremo la prossima primavera, terminato il lungo letargo invernale nel quale questi mammiferi stanno per cadere.
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