Spunta un magnate ucraino per l’Uljanik

Proprietario di stabilimenti navali nel suo Paese, Novinsky è interessato a investire nel Gruppo. Primi contatti con Zagabria

POLA. Il governo croato sembra avere individuato un nuovo partner strategico interessato a investire nella ristrutturazione del Gruppo Uljanik, alla luce dei molti dubbi sorti sull’affidabilità del tycoon Danko Koncar.

Ne scrivono diversi media croati, precisando che sono già intercorsi alcuni contatti. Il potenziale partner è Vadim Novinsky, il secondo uomo più ricco dell’Ucraina, comproprietario della Smart Holding Group e dei maggiori cantieri navali nel suo Paese. Novinsky è già stato per due volte in Croazia, secondo la stampa croata, e ha incontrato sia il premier Andrej Plenković sia il management del cantiere dalmata Brodotrogir di Traù per un’eventuale collaborazione nella costruzione di navi. E ora è interessato a investire anche nei cantieri Uljanik, lo Scoglio Olivi di Pola e il 3 Maggio di Fiume.

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La discesa in campo di Novinsky rappresenterebbe per il governo - e per i cantieri stessi - la ciambella di salvataggio in una situazione che resta difficile. Al momento Zagabria ha offerto le garanzie per il credito con cui è stato possibile versare venerdì lo stipendio di luglio ai lavoratori, passaggio che consentirà la ripresa del lavoro nei cantieri - dopo sette giorni di sciopero - e il saldo delle spettanze ai fornitori.

Ma le prospettive non sono rosee. Saranno necessarie infatti nuove iniezioni di liquidità fino all’approvazione da parte della Commissione europea del piano di ristrutturazione del Gruppo Uljanik. E da Bruxelles non si attendono risposte in tempi brevi, mentre Zagabria non nutre certezze sull’ok al piano. Il motivo principale del pessimismo sta proprio nella posizione di Danko Koncar. Quest’ultimo, secondo numerosi esperti, non disporrebbe del capitale necessario per implementare il piano, ma accetterebbe la sfida ricorrendo egli stesso a crediti. Non sarebbe insomma del tutto superata la prospettiva del fallimento: uno scenario che attiverebbe le garanzie statali di 600 milioni di euro per Scoglio Olivi, con contraccolpi evidenti sull’economia del Paese.

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Intanto la crisi del cantiere ha causato il “pensionamento” politico di Ivan Jakovčić, per decenni indiscusso leader istriano: l’europarlamentare ha deciso di rinunciare alla candidatura per il secondo mandato. Secondo alcuni media sarebbe stato costretto a uscire di scena da Boris Miletić, suo successore al timone della Dieta democratica istriana, così da evitare ulteriori danni d’immagine al partito già nel mirino per una presunta corresponsabilità nella crisi di Scoglio Olivi. —
 

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