Spunta l’ardente Adele, poesia inedita firmata Umberto Saba

Dagli archivi di Anita Pittoni esce una lirica manoscritta sconosciuta del poeta triestino dedicata a Giorgio Fano e alla donna da lui amata

di Pietro Spirito

«Del tanto che l’anno passato / soffrimmo, del freddo, del vento, / i brividi a volte risento/ qui, ne la mia pace, se fuori / odo con gli interminabili / fili garrire la bora, / Giorgio, quel freddo di allora / certo tu l’hai obliato».

Sono questi i primi versi di una poesia inedita di Umberto Saba, ritrovata fra le carte degli archivi di Anita Pittoni, per la precisione nel fondo che doveva costituire il nucleo portante del Centro di Studi Triestini, ideato dalla Pittoni nel 1966 con lo scopo di raccogliere, come farà tre anni dopo Maria Corti con il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia, il meglio della produzione manoscritta degli autori triestini, da Giotti a Saba a Svevo, conservando appunto manoscritti, bozze di stampa, minute ed inediti. Un centro che avrebbe dovuto essere messo a disposizione della città e degli studiosi. Anita Pittoni stilò un progetto nel dettaglio per dare vita al centro, dedicato alla figura e all’opera di Giani Stuparich, ma non riuscì a trovare il sostegno degli enti cui si era rivolta, dal Comune di Trieste alla Rai e al Piccolo. Negli anni però continuò a raccogliere materiali, documenti, manoscritti da tutti - ed erano molti - gli artisti e gli scrittori che frequentava, mettendo insieme quello che oggi si presenta come un vero e proprio tesoro archivistico letterario, in grado da dare lavoro ai filologi per i prossimi anni. Il fondo, in parte di proprietà del Comune e in parte dell’editore Simone Volpato, continua a sfornare sorprese, e come in un puzzle permetterà di ricostruire nel dettaglio una delle più straordinarie stagioni cuturali di Trieste, tra gli anni Quaranta e Sessanta.

La poesia inedita, senza data, appartiene al fondo di proprietà di Simone Volpato, che la esporrà nella mostra che si pare oggi alla Biblioteca Statale “Stelio Crise” intitolata “Anita Pittoni: carte private”, organizzata dalle Edizioni Simone Volpato Studio Bibliografico assieme alla rivista “Trieste Artecultura”, Sergio Vatta e all’Istituto Giuliano di Storia Cultura e Documentazione (vedi cornice a fianco).

«La poesia di Umberto Saba - spiega Simone Volpato - è un inedito attualmente al vaglio del critico Fulvio Senardi». «Si tratta - continua - di una poesia dattiloscritta con interventi autografi di 31 quartine ed un’ottava per un totale di 132 versi dedicati a Giorgio Fano, l’amico assieme al quale nel 1919 Saba comprerà la Libreria antiquaria».

La poesia parla del tempo della guerra («soffrimmo del freddo, del vento»), del suo cantare poetico, di Lina, di Trieste «che in se rugge», del fatto che per mancanza di sigarette (torna il vizio del fumo di memoria sveviana) Saba si è messo a scrivere versi. Soprattutto la lirica si sofferma su “Adele”, cioè Adele Wölfler, la sorella di Lina (Saba scrive un “Ritratto di Adele” nel 1957, in “Prose”, Mondadori 1964; viene definita la più bella ragazza di Trieste, una sorta di Venere). «Adele - spiega Volpato -, di cui Fano e lo stesso Giotti erano innamorati, viene descritta come una “creatura discorde / che bacia, che graffia, che morde”, che si pone come una Musa “inflessibile ed ardente”». La poesia termina con due versi: «che scaccia il tedio che nel cor ti stagna; / e poi tutta la vita ti accompagna», gli stessi che compaiono nella poesia “Dopo la giovinezza” presente n. ella silloge “La serena disperazione” del 1913-1915.

Accanto alla poesia, sono state rinvenute nel fondo pittoniano del Centro di Studi Triestini altre quattro poesie manoscritte di Saba che rappresentano versioni totalmente differenti delle poesie edite “Passeggiando la riviera di S. Andrea”, “Sereno”, “Meriggio” e “Intermezzo-Vespero”. Fra le altre carte del fondo messe in mostra alla Biblioteca Statale, ci sarà anche il dattiloscritto autografo del racconto di Virgilio Giotti “Isola con Figure”, che si riteneva perduto. Documento importantissimo, perché fra l’altro riporta fotografie e, a sorpresa, correzioni a matita per mano dello stesso Umberto Saba.

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