Spritz, quanta storia in quel bicchiere

Racconta lo scrittore Alessandro Marzo Magno: «Una bevanda popolare dell’Austria e del Nordest»
A sinistra lo scrittore Alessandro Marzo Magno mentre brinda con il giornalista Bruno Lubis
A sinistra lo scrittore Alessandro Marzo Magno mentre brinda con il giornalista Bruno Lubis

Probabilmente nemmeno coloro che lo sorseggiano e lo apprezzano abitualmente sono a conoscenza di quale e quanta storia si nasconda dentro al bicchiere. Stiamo parlando dell'aperitivo per eccellenza: il conosciutissimo e amatissimo Spritz. Un nome che già di per sé è tutto un programma e che si porta dietro una tradizione che risale addirittura alla fine del Settecento.

In pratica per capire da dove deriva una delle bevande più consumate da intere generazioni, bisogna risalire all'epoca della dominazione Austriaca nelle terre venete. Più precisamente da quella che sembra fosse una sorta di abitudine in voga tra i soldati austriaci di stanza nella Repubblica Serenissima, che avrebbero “allungato” la forte gradazione alcolica dei vini locali con una spruzzata (dal tedesco spritzen appunto) a base di acqua frizzante, per evitare pericolose ubriacature in servizio. Tra storia e leggenda, tra passato, presente e futuro dell'amato aperitivo, si è discusso ieri sera al Caffè San Marco, dove è intervenuto lo scrittore Alessandro Marzo Magno, veneziano di nascita ma triestino d'adozione, storico della gastronomia e autore de “Il genio del gusto.

L’happy hour? Ovvio, lo Spritz. E allora ringraziamo l’Austria
Uno Spritz

Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo”, volume in cui un intero capitolo è stato dedicato appunto allo Spritz. Un incontro moderato dal giornalista Bruno Lubis, che ha sottolineato come lo Spritz triestino sia quello “bianco”, cioè a base di vino ed acqua frizzante, spesso aggiunta per migliorare la qualità scadente dello stesso, dunque senza il colore rosso che deriva dal bitter, introdotto più o meno a cavallo del secondo conflitto mondiale. «Lo Spritz nasce come bevanda popolare nei territori del nord est e solo in seguito è diventato un “must” nazionale, in grado poi di varcare i confini italici» - ha sottolineato Marzo Magno -. «Nel Veneto si tratta di una vera e propria istituzione, che parte in pratica dallo svezzamento, poco dopo il latte materno. A Trieste invece nasce come bevanda dissetante, un po' come accadeva in passato per l'Austria. Un aperitivo facile da preparare, dissetante, buono e che dunque resiste nel tempo». Diverse e numerose le varianti che nel corso degli anni hanno caratterizzato l'evoluzione dello Spritz, che al vino bianco e all'acqua gassata (o seltz), hanno portato l'aggiunta prima del Prosecco e poi del retrogusto amaro del bitter (Aperol o Campari), suddivisi in parti eguali, in una versione più moderna dell'aperitivo all'italiana. Il tutto servito nel classico bicchiere da cocktail, con l'immancabile guarnizione della fetta di arancio o limone. Questo dunque il passato ed il presente della bevanda. Ed il futuro? «Oggi le campagne commerciali hanno fossilizzato lo Spritz, che dunque si presenta un po' troppo standardizzato» - ha concluso Marzo Magno -. «Il futuro potrebbe essere quello di tornare ad un prodotto più artigianale, nel quale liberare fantasia e creatività: in fondo la caratteristica di questa bevanda è sempre stata quella di sperimentare divertendosi». Alla fine immancabile brindisi per tutti. Naturalmente a base di Spritz.

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