«Spostate quella bici»: assessore comunale di Monfalcone aggredito

Non è stato gradito il rimbrotto di Venni per far rispettare il regolamento municipale: preso per il collo. Prognosi di 10 giorni in pronto soccorso. Indagini della polizia

Chiede di spostare una bici perché intralcia il passaggio, assessore comunale finisce all’ospedale con una prognosi di dieci giorni. Suo malgrado, il nuovo regolamento di Polizia urbana miete una nuova vittima. Solo che stavolta non si tratta di un ciclista distratto, reo d’aver abbandonato il mezzo dove non si può e pertanto multato, bensì d’uno dei suoi più convinti sostenitori: l’esponente della giunta Cisint, con deleghe al Patrimonio e Raccolta rifiuti, Paolo Venni. Prima minacciato e poi all’improvviso aggredito con una violenza spropositata soltanto perché aveva domandato di spostare una bicicletta addossata a una rete.

Del fatto, avvenuto a Marina Julia una decina di giorni fa, il 28 luglio, è stato mantenuto il più stretto riserbo: indagini da parte degli agenti di via Foscolo, che hanno raccolto all’indomani dell’aggressione l’esposto contro ignoti avanzato da Venni, sono tutt’ora in corso. Sul posto infatti una volante della Polizia, allertata dalla vittima subito dopo lo choc: quello di sentire le mani dell’uomo con cui stava avendo un banale diverbio «stringersi sempre più» attorno al proprio collo. Un gesto che ha scosso, per la futilità dei motivi, il 49enne Venni, notato sabato, alla prima apparizione pubblica dal fattaccio, all’evento tra miss e sport nel rione balneare, dove risiede.

La vicenda, dunque. Sono circa le 19 quando, dopo un’ultima riunione in Comune, l’assessore rientra a Marina Julia. Prima di accedere al proprio appartamento nota, nello spiazzo di pertinenza condominiale, cinque operai campani d’una ditta impiegata in cantiere. Da poco sono alloggiati nel palazzone. Uno di loro sta incatenando la bici a una rete, nonostante l’apposto cartello di divieto. Capitava infatti, secondo il racconto poi reso da Venni, che «fino a tre velocipedi, uno addossato all’altro, venissero “parcheggiati” lì», così «impedendo il passaggio pure alle carrozzine». Alla luce della situazione, l’assessore si sente in dovere di intervenire, indicando a uno del gruppo, il giovane che nel frangente stava chiudendo le due ruote alla griglia, la situazione non conforme. «Per tutta risposta – riferisce Venni – vengo mandato a quel paese. Così varco la soglia di casa mia, mollo la borsa e la giacca, e vado a scampanellare all’abitazione degli operai. Non mi apre il giovane di prima, bensì un lavoratore più anziano, sulla cinquantina abbondante». «La mia intenzione non è bellicosa – prosegue – cerco solo di spiegare, nonostante poco prima non mi siano state indirizzare belle parole, che se le due ruote vengono lasciate lì allora l’amministratore condominiale provvederà a rimuoverle coattivamente e il costo verrà loro addebitato. Non riesco a terminare la frase che dopo minacce, l’uomo mi assale, spingendomi con le spalle al muro del ballatoio e mettendomi le mani al collo». La vittima rimane spiazzata, come paralizzata. E infine si libera dalla stretta solo «perché il collega giovane interviene, allontanando l’aggressore che sputa ancora minacce». Venni si barrica in casa, chiama la Polizia. In seguito l’operaio, sconosciuto alla vittima (di qui l’esposto contro ignoti), negherà le circostanze e si giustificherà asserendo una violazione di domicilio da parte dell’assessore. «Figurarsi – ribadisce quest’ultimo – se mai mi sarei sognato di entrare da solo in una casa con cinque uomini così...Tutto è avvenuto nel ballatoio. E le minacce del tipo “Ti uccido” o “Gliela faccio pagare” sono state confermate da una vicina».

Sul posto giunge il 118. Venni conclude la serataccia al Pronto soccorso, da dove uscirà verso le 24. La prognosi è di dieci giorni. «Per una settimana ho portato i segni di abrasione al collo per via della stretta – sottolinea – e ho fatto fatica a deglutire e mangiare, subendo anche un abbassamento di voce. Il giorno seguente sono stato visitato da un otorinolaringoiatra». «Per carità – conclude – potrò aver avuto un tono scocciato o forse autoritario, ma non ho insultato nessuno e mai mi sarei aspettato una simile e spropositata violenza, che anche su sollecito della Polizia ho denunciato. Mi sono sentito in dovere, visto il nuovo regolamento sulle bici, di intervenire a Marina Julia cosicché la gente non pensasse che qui le regole non valgono. Certo non pensavo accadesse tutto ciò. Pur se mi capita di sentire da più parti, compresi i vigili, come vi siano reazioni di eccessiva aggressività, specie da parte di certe persone, davanti alle regole».


 

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