Sposi alla triestina tra tulle e menù veg

Martina e Luca
«Un’idea aberrante», è stata la prima risposta di Martina Cecco, 27 anni, impiegata. Luca Di Biase, idraulico, 36 anni, ci ha provato ancora due volte. Alla terza è riuscito a farla capitolare: «Le ho fatto trovare l'anello nel microonde che avevamo appena comprato». E così don Andrea Destradi, il parroco della basilica di Santa Maria Assunta a Muggia Vecchia, li sposerà oggi. Tre anni di storia iniziata grazie a un’amica in comune e proseguiti a ridosso del “sì” con un intenso percorso prematrimoniale in un consultorio privato. «Sposarsi in chiesa richiede un impegno diverso, non è solo un pezzo di carta del Comune», sottolineano assieme. Da buona ex scout, la futura sposa ha iniziato i preparativi lo ottobre scorso. Prima di tutto: chiesa e location. Poi è toccato al menù - sarà di carne, ma adatto anche a vegani, vegetariani, celiaci e bambini -, e alle partecipazioni: Martina ne ha create 80 con la stampante e il computer che le ha regalato Luca. Quanto alla festa lo schema è pranzo con parenti, serata con gli amici. Tutto in un hotel di Ancarano, con tanto di cantante, il cabarettista Maxino. Aiutata dalla mamma Martina ha cucito le bomboniere, il cuscino per le fedi, i cerchietti per le damigelle e decorato le candele. Ogni elemento è sui toni tenui del rosa e del beige. E, sorpresa: il suo vestito non sarà bianco. «Lo ammiravo in vetrina da un anno e mezzo nel negozio “Qualcosa di Blu”, anche se costava troppo, sentivo che quello era il mio. Venti minuti prima che arrivassi per la prova, mi si è bucata la gomma dell'auto…». Un contrattempo che alla fine non ha vanificato l’acquisto dell’abito dei sogni, ma ha stressato non poco la futura spesa. «Martina è calma davanti alle tragedie, ma impazzisce di fronte alle stupidaggini», dice Luca. «Lui è il mio “punching ball”, per questo ci compensiamo: lui vive alla giornata e io sono più ordinata». Hanno preparato un “book” prematrimoniale che li ritrarrà proprio dall'inizio della loro relazione. Qualche news è già disponibile sul sito web che hanno creato (lalunechevuoi.it/lucaemartina), oltre alla notizia di addio al nubilato e al celibato: lui aveva in testa un pezzo di un water, lei un altro.
Michela e Gianluca
«Quando l’hanno saputo le mie amiche si sono messe a piangere», racconta Michela Lella, 29 anni, impiegata in una cooperativa sociale. Oggi nella chiesetta di villa Revoltella sposerà Gianluca Sartori, che di anni ne ha 37. Quasi 10 di differenza: «All'inizio - ricorda lei - si era solo informato che non frequentassi ancora l'università…». Grande accordo, mai un litigio, dopo tre anni e mezzo di relazione e poco meno di convivenza. Quando è entrata nella vita di Gianluca Michela gli ha messo in ordine la casa, lui ha messo un po’ di disordine nelle giornate di lei: si compensano a vicenda insomma. Forse solo un piccolo bisticcio sulle fedi, che saranno in oro rosa anziché giallo. Ma è l’arancione a dominare: di questo colore sarà anche il riso che gli invitati lanceranno assieme a piccolissimi cuori in carta che entrambi hanno ritagliato a uno a uno con una macchinetta apposita. Il momento magico? «In Sardegna, dove Gianluca a sorpresa mi ha portato l’anello ben nascosto nel trolley», ricorda lei. «Tutti hanno gioito, in particolare i miei genitori» aggiunge Gianluca, originario di Aviano, da 18 anni a Trieste e ingegnere caporeparto in un’azienda che fa apparecchi elettrici. «Non siamo molto praticanti, ma la cerimonia in Comune rappresenta solo la firma di un contratto, invece la chiesa dà qualcosa di più», dicono entrambi. Gianluca sarà con l'abito grigio, stoffa lucida, davanti a 90 persone, tra amici e compagni di basket: quelli che li hanno fatti conoscere. Il pranzo sarà ricco: «Io ho origini pugliesi e lì si mangia tanto», confessa la sposa. Torta con tanto di top cake a forma di un lui che abbraccia una lei e una palla di basket. Ogni riferimento è puramente casuale.
Silvia e Michele
Un brillantino al dito e le unghie rosse ben curate. «Ma si sposa? Quando? Auguri!», dicono tanti clienti che passano alla reception dell’hotel Rialto, dove vive Silvia Moretto, che da due anni gestisce la struttura con il fratello. Tocco veneziano, perché lei, come il suo futuro sposo Michele Mengo, elettricista, vive a Trieste da tempo ma è originaria del Veneto. I fidanzati sono nati in due paesini vicini a San Donà di Piave e proprio nella regione d’origine si sposeranno oggi, prima in chiesa e poi a villa Foscarini Cornaro per la festa. «Con il matrimonio chiudiamo un cerchio: 14 anni di relazione e una bimba, Aurora», spiegano. La piccola ha 18 mesi ed è nata proprio quando Silvia stava per iniziare la sua prima stagione turistica. Infatti niente viaggio di nozze, perché l’albergatrice deve tornare al lavoro. Anche se si sposano nella loro terra, a Trieste hanno però preso i vestiti. Tutto il resto l'hanno organizzato via telefono con la “wedding planner” della location e con la testimone di Silvia, e su internet. Sul web, per esempio, hanno ordinato i “photo booth” per i loro 116 invitati, che potranno divertirsi mettendo occhiali finti e baffi. Ma ai preparativi ha partecipato anche la sorella di Michele con la grafica degli inviti, seguendo il tema della musica. Una volta al mese i due fidanzati sono andati in Veneto per le prove menù, dei fiori e soprattutto per l'addio al celibato e nubilato che Silvia ha chiesto di fare assieme a Michele visto che gli amici sono praticamente gli stessi. Gita a Venezia tra i bacari, una sorpresa organizzata dalla loro compagnia. Ma prevedono altri sketch: «Di solito sono io quella che fa un po’ di baccano ai matrimoni». E quindi ora tocca a loro.
Barbara e Matteo
Che cosa ha pensato Barbara Slavic, maestra dasilo nido, quando la Juventus ha battuto il Monaco 2 a 1 venti giorni fa? Che il matrimonio deve fare i conti col calcio. Perché il suo fidanzato Matteo Bernobich, educatore in un centro diurno per ragazzi diversamente abili, l'aveva avvertita: «Se i bianconeri vanno in finale, dobbiamo mettere uno schermo tv nel ristorante per il pranzo di nozze, altrimenti tutti se ne vanno via presto». Solo i 90 invitati, per tre quarti amici e il resto parenti, scopriranno chi l'ha avuta vinta. Li sposerà don Valerio Muschi il 3 giugno nella chiesa del Gesù Divino Operaio, la stessa frequentata da entrambe le famiglie. «Per me è importante questo passo - spiega Matteo -, metto nelle mani di Dio la nostra futura vita ed è una conferma del nostro amore nei confronti del Signore». L’intenzione è nata durante una “fatale” cena a Barcola. «Lui mangia molto, ma quella sera aveva deglutito un solo boccone - sorride Barbara -. Era una spada di ghiaccio e non capivo perché insisteva ad andare sugli scogli». Lì si è inginocchiato e, dopo aver capovolto per sbaglio il cofanetto e averle chiesto se voleva la proposta «in italiano o in dialetto triestino», dopo 12 anni di relazione ha infilato l'anello nel suo esile anulare. «Dovevamo aspettare di sistemarci con il lavoro per creare una famiglia», precisa Matteo. Quando si sono messi assieme lei aveva 15 anni, lui 20. E così oggi fanno una spesa unica: matrimonio e ristrutturazione del bagno nella casa che condividono da due anni. «Quello che non uccide, fortifica». Matteo ride. «Barbara ha lavorato come un muratore bergamasco per creare tutti i dettagli del matrimonio»: gli inviti tagliati e stampati a casa, 160 bomboniere, i coni per il riso, i centri tavola composti da bocce colme di sabbia, candele, petali e brillantini. Tutto sui toni del blu e dell'avorio. Si rilasseranno con una crociera sulle isole greche.
Irene e Manuel
Un matrimonio deciso solo tre mesi fa. «Scusa, ma quando ci sposiamo?». Irene Pison, 27 anni, ricordava molto bene la promessa del suo ragazzo Manuel Arcieri, che nove anni prima, quando si erano messi assieme, le aveva assicurato che al decimo sarebbero arrivate le nozze. «Ormai ero in trappola», scherza Manuel, 28 anni. Intanto hanno avuto una bambina, Ilary, capelli rossi come la mamma e la barba del papà. È anche per lei che formalizzano l'unione. Arriveranno perfino dal Giappone gli amici, quelli che hanno conosciuto dal 2013, quando si sono trasferiti assieme a Londra, dopo una convivenza di quattro anni. E il loro futuro crescerà molto lontano da qui: «Bisogna sposarsi in fretta prima di partire per l'Australia, dove andremo a vivere», spiega Manuel, che continuerà a fare il cuoco. La cerimonia in Comune sarà semplicissima. «Sarebbe stata solo tra pochi amici intimi, se mio papà non avesse insistito, gentilmente, per il tradizionale pranzo, che sarà per una cinquantina di persone», commenta Irene. Ma loro ci tengono comunque a fare tutto da soli. Solo gli abiti sono stati acquistati dai rispettivi genitori: blu chiaro con cravatta gialla e scarpe da ginnastica bianche per lui, pizzo macramè bianco senza velo per lei, appoggiato su tulle e gonna lunga con spacco in cady di seta. Il suo vestito l'ha fatto su misura una designer, Roberta Meola. Il menù? Piatti tipici del territorio, come i ravioli al Terrano ripieni di radicchio verde, da degustare in un agriturismo per mostrare il Carso ai loro amici stranieri. “Naked cake” per finire, che taglieranno con indosso finalmente le fedi in oro bianco, acquistate con il sudore di Manuel. «Ma in realtà tutti hanno contribuito», conferma la coppia. «Le bomboniere? Vasetti di profumi con i fiori di campo, li comporrò io - dice Irene -, sarà così anche il mio bouquet, li raccoglierò il giorno prima. Le boccette poi le adagerò su piccoli dischi di tronco d'albero sui tavoli degli invitati».
Alessia e Daniel
Li unisce la passione per le moto. E quindi non solo la torta nuziale avrà la forma del circuito del Mugello, ma anche un invitato speciale nella lista: Valentino Rossi, “the doctor”. Bocciata (da lei) solo la proposta di arrivare alla cerimonia a bordo di una rombante due ruote: metterebbe a rischio l'abito delle nozze. «Era il 12 marzo 2009 - racconta Daniel Cimino, 31 anni, macellaio -. Quel giorno ci siamo detti che non ci saremmo mai sposati». Alessia Scozzarella era d'accordo: «Sempre insieme ma mai sposati». E invece due anni dopo lui le mette al dito un vero e proprio anello di fidanzamento. Complice la festa di matrimonio di un'amica nel 2014 quando, tra una sigaretta fumata davanti al Caffè degli Specchi e, forse, con qualche bicchiere di vino di tropppo, Daniel azzarda: «Ci sposiamo? Cosa ne pensi?». Lei è sarcastica: «Mi prendi in giro?». «No!», esclama lui. «Allora va bene», è la risposta finale. «Mi ha fregato però: l’ho conosciuta con i capelli lunghissimi», aggiunge Daniel. Oggi invece Alessia, 33 anni, parrucchiera, li porta cortissimi, rasati addirittura sulla nuca. Il “parrucco” per il gran giorno in Comune, il 24 giugno, se lo farà da sola. Sono trascorsi intanto tre anni di traslochi e restauri della nuova casa. Alessia voleva assolutamente festeggiare “Al Mulin”, un ristorante tra Ancarano e Capodistria, e per questo già nel novembre 2015 hanno riservato lo spazio. «Fosse stato per noi, ci saremmo sposati su una nave da crociera, solo lei e io». E invece 80 invitati, «per la maggior parte parenti, Alessia è di origini calabresi…». Valentino Rossi, chissà. Ma il giallo che ricorda la sua divisa sarà dappertutto: gialli i confetti racchiusi in bomboniere in vetro con tappo di sughero, gialli gli M&M’s personalizzati con i loro nomi e foto. E anche le partecipazioni, del laboratorio Fragola Lilla, decorate con i girasoli.
Ambra e Robert
«Chi l’avrebbe mai detto? Io no...». Il cuore fa degli scherzi. Stavolta li fa con i fiocchi color champagne che avvolgono le trecento partecipazioni di nozze personalizzate di Ambra Sartor e Robert Macovei, dove il promesso sposo in ginocchio, con l’anello nascosto nel palmo, chiede la mano all’amata in piedi. «Il disegno sugli inviti creati dal laboratorio Fragola Lilla è realizzato dalla nostra amica Mckenzie Costantino e prende spunto da una foto scattata il 24 luglio 2016, in Transilvania, al matrimonio di un amico di Robert. Lui è rumeno, se n’è andato dal suo Paese undici anni fa per raggiungere i genitori che lavorano a Trieste dagli anni Novanta», racconta Ambra, muggesana. E, con un sospiro, continua: «Quel giorno Robert, a mia insaputa, prese in prestito i fotografi degli sposi. E li nascose dietro i cespugli. Poi mi disse: “Ambra, vieni un attimo con me?”. Lei sentiva nel suo cuore che il momento tanto agognato era arrivato. «Tre mesi prima, ad aprile, ci eravamo fatti una promessa: “Ci leghiamo sentimentalmente ma solo se è per sempre”», ricorda Ambra. Rivelando che Robert ce ne ha messo del tempo per capire che lei, solo lei, era la donna giusta. Ambra e Robert, 30 lei e 26 lui, si sposeranno il 24 giugno con rito civile in Comune a Trieste e, il giorno dopo, faranno il bis con una cerimonia neoprotestante e 150 invitati sulle colline dell'azienda vinicola Castelvecchio, a Sagrado. «Ci siamo conosciuti nell'ufficio in cui io ancora lavoro, un’amministrazione di stabili», spiega Ambra. Ogni dettaglio del matrimonio è stato deciso assieme. Si sono risparmiati solo la fatica della lista nozze («la tradizione rumena prevede che si consegni agli sposi una busta con denaro»), ma non il tour de force per scegliere il menù: «Il catering è la spesa più consistente. Ma quelle undici ore devono essere indimenticabili per i nostri ospiti».
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