Sport e volontariato con i minori? Serve il certificato penale

Società e associazioni obbligate dal decreto legge anti-abusi Gli operatori: assurdo, si rischia di mandare in tilt il sistema
Di Pierpaolo Pitich
Foto BRUNI TRieste 27.05.12 Saggio Ginnastica Triestina
Foto BRUNI TRieste 27.05.12 Saggio Ginnastica Triestina

Poche righe per scatenare un autentico polverone. Sono quelle contenute nell'articolo 25 bis del decreto legislativo sulla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori, in attuazione di una direttiva comunitaria. Una integrazione alla norma che obbliga i datori di lavoro a richiedere ai propri dipendenti e collaboratori (compresi i volontari) che operano a contatto diretto con minori, di produrre il certificato penale così da verificare l'assenza di condanne per questo tipo di reati: il documento va richiesto al casellario giudiziale e ha un costo di 20 euro. La normativa non prevede alcun regime transitorio, entra in vigore con decorrenza immediata. Per chi non adempierà all’obbligo - specifica la legge - scatteranno sanzioni corpose, dai 10 mila ai 15 mila euro.

Un caso che rischia di mandare nel caos l'attività delle associazioni sportive e di volontariato. «In un primo momento ho pensato si trattasse del classico pesce d'aprile e invece mi sono reso conto che era tutto vero - ironizza Franco Del Campo, direttore sportivo del Centro federale della Fin, tra i primi a sollevare la questione -. Si tratta di una decisione che lascia perplessi: qualsiasi azione volta a combattere la pedofilia è sacrosanta, ma pensata così potrà solo comportare un appesantimento burocratico di cui il mondo dell'associazionismo sportivo non aveva certo bisogno, senza considerare che il rapporto costi-benefici mi sembra assolutamente sproporzionato. Se si voleva intervenire in questo senso, è stata imboccata la strada sbagliata».

Parole di forte perplessità anche dai vertici del Coni. «Siamo di fronte ad un grosso problema - afferma Renato Milazzi, delegato provinciale -. È una decisione che arriva in modo troppo precipitoso e che aveva invece bisogno di un percorso di ascolto e discussione tra le diverse realtà: in questo modo tutte le società sportive andranno in palese difficoltà, rischiando di mandare in tilt l'intero sistema nonché di ingolfare l'attività agonistica nel suo complesso. Ne parleremo con il presidente regionale Brandolin, al quale chiederemo di farsi portavoce delle nostre istanze in Parlamento».

Il San Luigi calcio, con una ventina di squadre e oltre 300 ragazzini cui si aggiungono quasi un centinaio tra allenatori, dirigenti e collaboratori, è una della maggiori realtà sportive del territorio. «I nostri legislatori forse non si rendono conto che tutta la nostra attività si basa sul volontariato e l'unica cosa che decidono di fare è quella di metterci i bastoni tra le ruote - tuona Ezio Peruzzo, presidente del sodalizio biancoverde -. Credo che stiamo portando avanti un buon lavoro e già questo non è affatto semplice, giacché dobbiamo farci carico di una marea di sacrifici, economici e non solo. Se poi arrivano mazzate di questo tipo, è naturale che i volontari che collaborano con le diverse associazioni si allontaneranno sempre di più, con la prospettiva di gettare alle ortiche tutto ciò che di positivo è stato fatto finora».

La prende con un pizzico di filosofia Federico Pastor, alla guida della Società Ginnastica Triestina, lo storico sodalizio che può contare su un autentico “esercito” tra miniatleti e istruttori. «Purtroppo non possiamo fare altro che adeguarci a questa normativa - afferma Pastor -. Siamo tutti figli di un mondo malato e dobbiamo fare il possibile per tutelare il percorso di crescita dei nostri ragazzi: certo stupiscono il modo e le tempistiche in cui si debbano applicare queste direttive, che costringono le società a dover affrontare situazioni di indubbio disagio».

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