Sponde dell'Isonzo, non basta una settimana per la bonifica

Rifiuti accatastati in attesa dei camion: necessario un mese per ripulire. La Forestale: «Più che pene pecuniarie, per i migranti servirebbero provvedimenti disciplinari» 
Bumbaca Gorizia 08_05_2018 Gradisca baracche profughi Isonzo con Prefetto e sindaci di Sagrado e Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 08_05_2018 Gradisca baracche profughi Isonzo con Prefetto e sindaci di Sagrado e Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. I primi camion di Isontina Ambiente chiamati ad asportare rifiuti e resti di bivacchi e capanne dei richiedenti asilo nelle zone fluviali gradiscane sono attesi in queste ore. Le operazioni di bonifica e pulizia della “jungle” – come la chiamano i migranti – sia sul lato di Gradisca che su quello di Sagrado, iniziate lunedì, sono proseguite per tutta la giornata di ieri. A presidiare la zona si alternano Carabinieri, Polizia, Gdf e, naturalmente il Corpo Forestale regionale che settimanalmente invia dei report ai Comuni sulla “frequentazione” della vasta area.

Stop ai bivacchi, giù le baracche sull’Isonzo
Bumbaca Gorizia 08_05_2018 Gradisca baracche profughi Isonzo con Prefetto e sindaci di Sagrado e Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca


Organizzati congiuntamente da Prefettura, Regione, amministrazioni comunali e Isa, i lavori continueranno per tutta la settimana. Non abbastanza velocemente, secondo alcuni gradiscani più impazienti, che avrebbero probabilmente voluto vedere la vasta area ripulita in 48 ore. O – peggio – parlano del sopralluogo in loco dell’altro giorno da parte delle autorità – come di uno “spot a favore del sindaco”. Nessuno però è dotato della bacchetta magica e se qualcuno ce l’ha potrebbe metterla a disposizione dei malcapitati operatori che lavorano sotto il sole. Che l’operazione di pulizia e bonifica sia piuttosto complessa lo testimoniano non solo i cumuli di rifiuti – lattine, coperte, persino sedie sdraio – che ancora fanno capolino fra i cespugli o già accatastati ma non ancora rimossi; ma anche gli stessi uomini del Corpo Forestale che ieri alle 13 presidiavano la zona: «Qui, volendo, c’è lavoro per un mese, ma gli operatori di Isontina Ambiente stanno davvero facendo molto».

Il “take away afghano”, la vistosa capanna multistanze dove un gruppo di migranti del Cara viveva e cucinava anche per i propri connazionali, ieri non era ancora stato smantellato. «Ci sono anche delle procedure sanitarie da seguire per lo smaltimento», rammenta un agente forestale. Avremmo voluto chiederne di più a un operatore di Isontina Ambiente, proprio a servizio dei cittadini che chiedono certezze. Ma l’unico in cui ci imbattiamo, in piena pausa pranzo, ci liquida senza troppi convenevoli. «No so niente, no voio saver niente, e no voio finir sul giornal». E allora ritorniamo dai più amichevoli agenti della Forestale: «Se l’intervento servirà? Sicuramente ce n’era un gran bisogno. Di migranti qui in questi giorni non se ne sono visti, se non di passaggio lungo l’argine. Sanno bene che questo è un intervento più incisivo rispetto ad altri che sono stati fatti e la presenza nostra e delle forze dell’ordine sta fungendo da deterrente. Anche tre anni fa venne effettuata un’operazione analoga, ma gli accampamenti di fatto sono ricomparsi. Forse ci vorrebbe una maggiore continuità. E magari a livello legislativo chi di dovere potrebbe inventarsi qualche sanzione concreta per i migranti che bivaccano o abbandonano rifiuti». Quella pecuniaria non sembra avere mai funzionato. «Ma magari un provvedimento disciplinare all’interno del Cara o un foglio di via potrebbero avere senso».

Intanto per la prima volta i sindaci dei due Comuni rivieraschi, Linda Tomasinsig per Gradisca e Marco Vittori per Sagrado, hanno dato vita a due distinte ordinanze: la prima impedisce in questi giorni l’accesso alle aree fluviali per tutta la durata delle operazioni di smantellamento di baracche e bivacchi. La seconda, valida fino a fine estate, dispone il divieto assoluto di “campeggio”, accensione di fuochi, cottura di cibi sul posto, abbandono di rifiuti, abbattimento di alberi. Sarà pubblicata non solo in lingua italiana, ma anche notificata negli idiomi di origine agli ospiti del centro richiedenti asilo di via Udine, rafforzando quanto già espresso da alcuni cartelli e cassonetti posizionati in molti punti strategici della “jungle” gradiscana.

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