Spoil system, a Trieste si apre la grande corsa alle poltrone d’oro
TRIESTE Dal professionista di fiducia, messo dietro le quinte a controllare la controllata, al volontario in credito dopo aver fatto il portatore d’acqua e di voti. Dal funzionario di partito rimasto fuori dalla giunta fino alla bandiera “d’area” da piantare nei cda dove le cedole da staccare si fanno nobili. A Trieste, di questi tempi, è un esercito da oltre trenta “soldati” di nomina comunale, sparsi in una trentina altrettanto abbondante di enti o partecipate, i quali, tra incarichi gratuiti o retribuiti, costano in tutto una cifra non lontana dai 350mila euro l’anno.
Ed è un esercito che, proprio adesso, non si trova in trincea, immobile. Perché sta scoccando l’ora dello spoil system, degli avvicendamenti figli del cambio di colore dell’amministrazione comunale sancito dalle urne a giugno, di cui il fresco avvento di Sergio Pacor alla presidenza del Rossetti al posto di Milos Budin e il recente rinnovo dei vertici di Trieste Trasporti costituiscono l’antipasto. Il piatto forte - a meno di clamorose pestate sull’acceleratore ad anticipare le scadenze naturali e a irrigidire uno spoil system che si annuncia “morbido” - è atteso già nel 2017, quando, per dirne un paio, si esauriranno naturalmente i cda di Esatto Spa e dell’Itis che valgono tre seggiole ciascuno e distribuiscono quasi 90mila euro l’anno.
Non sarà, va detto, complici la crisi e il conseguente riscoperto ritegno della classe dirigente che ha tagliato posti e compensi, più il tempo delle corse alle grandi abbuffate, possibili fino a dieci anni fa, o anche meno. Non di soli soldi vive la politica, però. L’importanza del controllo e dell’esercizio del potere resta. Ecco allora che, alla ripresa dell’attività amministrativa dopo il passo ridotto tipico dell’estate, al primo autunno successivo al voto che ha segnato appunto il ritorno del centrodestra (e di Roberto Dipiazza in persona), il Palazzo comincia a ragionare, a fare i conti con il “trapasso” di schieramento nei posti che contano.
La base di partenza è costituita dai sette cambi in corsa già compiuti in questo primo scorcio di Dipiazza-ter. Uno era, per amore di verità, automatico: il presidente del Verdi, peraltro non retribuito, è per statuto il sindaco in carica. A Roberto Cosolini è dunque subentrato il suo stesso predecessore e successore.
Al Rossetti, invece, in questi giorni è arrivata una sostituzione frutto di una scelta politica. Il presidente dello Stabile, pure questo a gratis, è indicato dal Comune: era l’ex sottosegretario di Prodi Budin, scaduto per inciso a maggio, e ora come si diceva è lo storico repubblicano Pacor in quota Forza Italia. Senza ancora un erede ufficiale già indicato è Diego D’Amelio, il delegato all’Università popolare, posto a sua volta a costo zero: in quanto designato da Cosolini ha rimesso il mandato nelle mani di Dipiazza, che per intanto ha mandato in avanscoperta a un paio di sedute Piero Camber. Gli altri quattro avvicendamenti fanno parte di un unico pacchetto. Sono quelli, come detto, del Cda di Trieste Trasporti di nomina centrodestra, andato a sostituire il “board” di centrosinistra che andava a esaurimento: Federica degli Ivanissevich e Gabriella Rebeschini, scelte da Lista Dipiazza e Lega, siedono accanto a due “grandi vecchi” come l’ex dg della stessa Trieste Trasporti Pier Giorgio Luccarini e l’ex numero uno della Provincia Fabio Scoccimarro, rispettivamente presidente e vice in quota Fi e Fratelli d’Italia.
L’anno che verrà consegnerà quindi lo spoil system a una decina di poltrone di peso, circa la metà di quelle che l’amministrazione in carica sarà chiamata a cambiare nella consiliatura. Si va dal superposto nel Cda di Hera (si legga al fianco) al ruolo di ad al Terminal di Fernetti (oggi occupato dal tecnico d’area Nicoletta Paganella, espressa da Cosolini e braccio destro dell’ex rettore Giacomo Borruso che dell’Autoporto è ancora per qualche mese il presidente, su input della Provincia di Maria Teresa Bassa Poropat) fino ai già citati tris di manager per Esatto e Itis.
Il primo tris, rinnovato a primavera dallo stesso Cosolini per un anno, annovera come presidente l’ex manager comunale Corina Sferco ed è completato da due tecnici a latere, il docente universitario Guido Modugno e il commercialista Alessandro Verzier.
Ben più politico il “board” dell’Itis, in scadenza a fine 2017, presieduto da Erica Mastrociani in quota Pd e completato dall’illyano Fabio Fonda e da Franco Russo, indicato a suo tempo, quando al voto in Consiglio comunale il centrodestra rimase a secco, dai 5 Stelle e depositario dunque dell’unico posto per l’opposizione.
Fra pochi mesi scadrà anche il “compito” non retribuito del commercialista Paolo Marchesi come consigliere del Teatro sloveno. Marchesi è anche vicepresidente del Verdi a gettone zero, messo da Cosolini e rimasto sotto Dipiazza, ma lì la clessidra gli dà ben più tempo. Sulla carta, almeno fino al 2020.
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