Spilla denaro al “cliente”: in cella il rapinatore trans
TRIESTE La prima volta gli hanno creduto. La seconda, evidentemente, non più. Non ha più retto insomma, per gli inquirenti, la sua versione-bis, sostanzialmente identica alla precedente, secondo la quale lui non era un ladro bensì uno che vendeva il proprio corpo e che s’era imbattuto in un cliente che non lo voleva pagare, come pattuito, una volta consumata la prestazione sessuale. E così Gabor Gabor, 22 anni di passaporto romeno senza fissa dimora in Italia, è tornato in carcere su ordine dello stesso Gip che due mesi fa l’aveva scarcerato. Gabor è il travestito che era stato arrestato per estorsione a fine luglio dai carabinieri, accusato da un friulano in città per lavoro di avergli rubato una sera a Sant’Antonio il cellulare e di aver preteso in cambio della restituzione dell’apparecchio tutto ciò che lui aveva nel portafogli, in quel momento 40 euro.
Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Luigi Dainotti, assistito dall’avvocato Stefano Briscik, quella volta aveva però raccontato un’altra “verità”, e cioè che lui si era impossessato dello smartphone del friulano poiché quest’ultimo si era rifiutato di pagare una parte della tariffa concordata per poter avere un rapporto con lui, trattenendo il telefonino finché il “cliente” non gli aveva reso ciò che gli spettava. Di fronte a un racconto così diverso il gip aveva disposto la scarcerazione del romeno, ma aveva anche messo in agenda una nuova deposizione del friulano presunto “cliente”. Il quale, successivamente, aveva ribadito la medesima versione che aveva portato al primo arresto di Gabor: «Ha tentato di sfilarmi il portafogli, me ne sono accorto e ho preso il cellulare per chiamare le forze dell’ordine ma lui me l’aveva strappato dalle mani chiedendomi di dargli i soldi».
Il “caso” però ha voluto che poco dopo un altro uomo denunciasse di esser rimasto vittima, sempre in quei giorni, di un analogo episodio, di sera, in centro città: «Mi ha offerto una prestazione sessuale a pagamento, mai avvenuta, poi mi si è avvicinato e mi ha afferrato la collana che porto al collo minacciandomi di strapparmela. Mi ha pure detto di stare attento, perché in zona c’era il suo fidanzato. Ho preso dal portafogli una banconota da 50 euro per liberarmi di lui, me l’ha sfilato e si è preso tutti e i 260 euro che c’erano dentro, e finalmente se n’è andato». Alla luce di questa querela, ai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Pietro Montrone, è bastato poco per ricondurre l’episodio a Gabor, che è stato a quel punto ritenuto responsabile di una specie di “modus operandi”, fatto di assalti camuffati da regolamenti di conti per rapporti sessuali a pagamento non onorati dai clienti.
L’altro giorno il travestito è tornato quindi al Coroneo con una doppia accusa: estorsione, per il caso “originario”, e rapina, per il secondo caso. Accettato l’interrogatorio-bis nel fine settimana, ha reso anche stavolta una versione simile a quella di due mesi fa, insistendo sul fatto di essere stato come allora la vittima di un cliente “cattivo pagatore”. Ma la sua “verità” non è stata evidentemente particolarmente convincente. E così il gip Dainotti ha accolto l’istanza di custodia cautelare in carcere formulata dal pm Montrone, eseguita dai carabinieri. I domiciliari del resto per lui non sarebbero facilmente applicabili, visto che qui non ha casa. «Stiamo valutando la possibilità di appellarci eventualmente al Tribunale del riesame per la scarcerazione», ha fatto sapere l’avvocato Briscik dopo l’interrogatorio-bis.
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