Spettro liquidazione sul futuro dell’Ezit
Due scenari si vanno prospettando nel domani dell’Ezit: un’insperata salvezza, se passerà in sede parlamentare una norma che viene a capo del contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, oppure la liquidazione, qualora il miracolo nella Capitale non dovesse compiersi. Nel giro di un paio di settimane sarà possibile formulare la prognosi, utilizzando il lavoro di analisi che nel frattempo sarà impostato dal neo-direttore dell’ente, Francesco Forte, proveniente dall’ufficio legale regionale.
Sono fonti della Regione Fvg, molto vicini al dossier come si usa dire in questi casi, a disegnare la probabile traiettoria dell’immediato futuro Ezit. Fonti che non nascondono di ritenere piuttosto ardua la soluzione politica romana.
Il quadro, che viene fatto “sotto copertura” nelle sedi competenti regionali, rinviene dai recenti accadimenti che hanno scosso struttura e credibilità dell’ente pubblico non economico di via Caboto. Due problemi convergono nel rendere difficilmente governabile il pilotaggio della crisi: la cartella esattoriale da 8,3 milioni notificata da Equitalia - frutto dell’iscrizione a ruolo eseguita da Agenzia delle Entrate a causa dell’irrisolta vicenda delle imposte non pagate sulle compravendite - e l’esiguità della cassa.
La macchina di pignoramenti e ipoteche, messa in moto dall’agente di riscossione, blocca di fatto l’attività istituzionale di Ezit, perchè qualunque somma volesse/dovesse entrare nella disponibilità dell’ente, verrebbe intercettata dal creditore fiscale. Per esempio, la Regione ha approntato uno stanziamento di 6 milioni per riconvertire il comprensorio ex Olcese a distretto dell’hitech triestino: ma come è possibile consegnare questa risorsa all’Ezit dal momento che finirebbe automaticamente in mano a Equitalia, vanificando così la realizzabilità dell’investimento?
Difficile pensare - dicono ancora in Regione - a quale tipo di intervento ricorrere per trainare Ezit fuori dalle sabbie mobili del debito tributario: ma sia chiaro che dell’eventualità di un prestito a copertura non si comincia neanche a parlare.
La Regione è preoccupata dalla necessità di garantire un soggetto attuatore delle politiche industriali previste dall’art. 33 della Legge regionale 3/2015 “Rilancimpresa”, che si occupa dell’area di crisi complessa di Trieste. Al comma 1 è previsto che la Regione sia autorizzata a concedere incentivi alle imprese insediate nel Sito di interesse nazionale (Sin) per progetti di ricerca, di efficientamento energetico, di tutela e recupero ambientale, di riconversione di zone industriali dismesse. Il comma 5 spiega che «la gestione dei contributi di cui al comma 1 è delegata all’Ezit e i rapporti tra la Regione e l’Ezit sono disciplinati da apposita convenzione».
In poche parole, la Regione riteneva a inizio anno di conferire all’Ezit compiti e mansioni tali da aggiornare l’ormai stanca missione di un ente creato nel 1953 dall’amministrazione alleata. Il presidente Stefano Zuban calcolava in maggio che il monte-contributi da gestire sarebbe arrivato a 35 miioni. Ma l’irrompere del fattore fisco rischia di sgretolare le premesse della legge. Come si fa a gestire risorse pubbliche attraverso un organismo pignorato e ipotecato?
Dalla Regione respingono le accuse di scarsa tempestività nell’aver affrontato il caso Ezit: aver bloccato il preventivo 2015 a marzo, averlo sbloccato con molte prescrizioni e raccomandazioni solo a luglio indicano il livello di attenzione con cui l’istituzione vigilante ha esercitato il suo ruolo.
Comunque, in Regione si fa capire che se l’ipotesi liquidatoria non sarà evitabile, l’istituzione ha già provveduto a mettere i ferri in acqua: un avvocato alla direzione dell’ente non è un segnale casuale.
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