Spese pazze padane, conto per cinque

La Corte dei conti quantifica i rimborsi dovuti da Piccin, Razzini, De Mattia e Picco tirati in ballo dall’ex capogruppo Narduzzi

TRIESTE. Spese pazze, un’altra puntata. Che vale 238mila euro. Il procuratore della Corte dei conti Maurizio Zappatori si è accorto che il gruppo del Carroccio, alcuni consiglieri sono ancora in carica, non avevano pagato il conto del 2011. Arrivato puntualmente. Tecnicamente si tratta di un “atto aggiunto di citazione” che di fatto integra quello originale del Carroccio.

Beneficiari di quelli che sono stati indicati come ingiustificabili privilegi denominati “spese di rappresentanza” sono i componenti della poderosa (all’epoca) pattuglia padana. Al primo posto Danilo Narduzzi, diventato “famoso” per essersi andato a comprare una lavatrice Hover utilizzando i soldi del gruppo: alla cassa del negozio Unieuro di Roveredo in Piano, non lontano da casa sua, il 15 aprile 2009, aveva pagato 423 euro, che poi si era fatto restituire dalla segreteria del gruppo. A lui Zappatori chiede per il 2011 117mila euro e qualche centesimo, che si aggiungono a tutti i precedenti conti sia della procura contabile sia di quella ordinaria. La lista del procuratore della Corte dei conti prosegue con gli abbinamenti in cui compare di volta in volta Narduzzi assieme agli ex colleghi tirati in ballo dallo stesso capogruppo. Così Narduzzi e Mara Piccin, fatta accomodare fuori dalla Lega e finita nel gruppo misto, dovranno mettere mano al portafogli per 30mila euro. La citazione della Corte dei conti è stata inviata prima di Natale. Secondo il procuratore la responsabilità è solidale. Traduzione: se tra le varie “coppie padane” uno non paga, lo fa l’altro. Non vale la regola del 50 per cento.

Al terzo posto troviamo sempre in abbinata con Narduzzi, Ugo De Mattia, anche lui alla ribalta delle cronache perché indicato dal pm Federico Frezza, titolare dell’inchiesta penale, per un iPhone 4 da 32 gb acquistato con i soldi pubblici nel periodo 2010-12, quando appunto sedeva in Consiglio regionale. Lo aveva gettato nell’immondizia perché non funzionava più, ma il sofisticato palmare era invece finito nelle mani del marito della figlia. A loro il procuratore Zappatori chiedere un’integrazione di quasi 28mila euro. A Enore Picco, sempre con l’onnipresente Narduzzi, viene chiesto 11mila euro. Picco è già finitonel mirino per gli “acquisti istituzionali” di un cavalletto per la macchina fotografica all’armeria di Villa Santina. La lista delle spese leghiste prosegue con Federico Razzini e ovviamente Narduzzi. Razzini è l’ex consigliere regionale che sarà ricordato per essersi fatto tagliare i capelli a spese della Regione. Il loro conto ammonta a quasi 30mila euro. Infine compare anche Claudio Violino, ancora seduto nell’aula di piazza Oberdan ma passato al gruppo misto in rotta con la Lega. A lui e a Narduzzi, il procuratore Zappatori chiede quasi 2 mila euro.

L’affaire delle spese pazze aggiuntive era scoppiato ai primi di dicembre nel corso dell’udienza a carico di Narduzzi. Quasi 8mila scontrini, ben 3.836 di bar per 25mila 515 euro, 3.442 di ristorazione per 133.600 euro, 232 di vini e bibite per 3.848 euro, 164 di ferramenta e agraria per 3.669 euro e 48 di abbigliamento e calzature per 3.645 euro. Un “mare”, lo aveva definito il procuratore facente funzioni Tiziana Spedicato, da 238mila euro. Ma si legge nella citazione: «Narduzzi sostiene che le spese erano state rimborsate ai singoli consiglieri e cioè a Piccin, De Mattia, Picco, Razzini e Violino». Insomma, che paghino. Motivo: «Le indicazioni fornite dall’ex capogruppo, pur non essendo supportate da elementi documentali certi, non possono essere considerate inattendibili. D’altra parte Narduzzi era a piena conoscenza dei rimborsi effettuati». Sempre in casa ex leghista c’è da registrare la condanna inflitta all’ex presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman, già vicino al patteggiamento in sede penale. Dovrà pagare 14mila euro per i viaggi ritenuti non giustificati per pranzi e cene. Gli fa compagnia Roberto Marin, ex consigliere del Pdl, a cui la Corte dei conti chiede 12mila euro. Qualche esempio: un soggiorno alberghiero il 30 dicembre 2010 a San Cassiano di Badia (399,70 euro) Marin lo ha spiegato come incontro per la promozione di Grado; il rinfresco in un agriturismo a Fogliano-Redipuglia (1.225 euro) come un incontro politico. Ma i giudici contabili non gli hanno creduto.

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