Spese pazze in piazza Oberdan, 18 assolti e un rinvio a giudizio

Il Gup Nicoli ha assolto perché il fatto non sussiste 18 dei 22 indagati tra consiglieri regionali attuali e delle precedenti amministrazioni, accusati di peculato. Rinviato a giudizio solo il leghista Ugo De Mattia
Il consiglio regionale
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TRIESTE Il Gup del tribunale di Trieste, Giorgio Nicoli, ha assolto perché il fatto non sussiste 18 dei 22 indagati tra consiglieri regionali attuali e delle precedenti amministrazioni, accusati di peculato in merito alla cosiddetta inchiesta "spese pazze".

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Il gup ha rinviato a giudizio soltanto un indagato, il leghista Ugo De Mattia, e ha accolto completamente due richieste di patteggiamento (quella dell'ex presidente leghista del Consiglio regionale, Edouard Ballaman e quella di Matteo Caldieraro, impiegato di un'agenzia viaggi accusato di favoreggiamento), mentre è stata accolta solo parzialmente una terza richiesta, quella di Danilo Narduzzi, ex capogruppo della Lega Nord, che dovrà tornare davanti al Gup.

Le motivazioni saranno depositate entro 30 giorni.

Il pm Federico Frezza aveva chiesto che tutti i 22 fossero condannati, con pene che variavano da un anno a 8 mesi a due anni e tre mesi.

Tra i 22, avevano chiesto di patteggiare l’ex presidente d’aula Edouard Ballaman, l’ex capogruppo della Lega Danilo Narduzzi e il tour operator Matteo Caldieraro. Hanno scelto il rito abbreviato gli ex Pdl Massimo Blasoni, Maurizio Bucci, Piero Camber, Daniele Galasso, Antonio Pedicini, Piero Tononi, Gaetano Valenti e il consigliere comunale di Trieste Everest Bertoli, nonché gli allora Pd Gianfranco Moretton, Alessandro Tesini e Sandro Della Mea. Hanno, infine, optato per il rito ordinario i tre attuali consiglieri Mara Piccin (Misto), Elio De Anna (Fi) e Daniele Gerolin (Pd), gli ex Roberto Asquini del Misto, Ugo De Mattia, Enore Picco e Federico Razzini della Lega e l’elicotterista Paolo Iuri.

Il Gup Giorgio Nicoli ha anche voluto precisare il contesto delle sue decisioni assolutorie: «Queste vicende sono nate sulla scia dell'inchiesta su Fiorito, nel Lazio, ma in Friuli Venezia Giulia nessuno di quei fatti è riconducibile, per le persone assolte, all'esempio del Lazio».

«Un conto - ha precisato Nicoli - è prendere denaro del gruppo per versarlo sul proprio conto corrente o per acquistare immobili, ma in Friuli Venezia Giulia non c'era nessuna contestazione di fondi utilizzati in questo modo e non si discuteva la legittimità di fondi impiegati per spese proprie».

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