Spese folli in Fvg, chieste condanne per 22 eletti

Arringa finale del pm. Invocate pene fino a due anni e tre mesi. Contestati acquisti per 300mila euro. Sentenza il 18 aprile
Il consiglio regionale
Il consiglio regionale

TRIESTE. Il 18 aprile – la seduta avrà inizio alle 9.30 – arriverà il verdetto sulla vicenda spese pazze, i famosi trecentomila euro impiegati a vario titolo, secondo l’inchiesta per peculato del pm Federico Frezza, in modo illecito da 22 tra ex e/o attuali consiglieri regionali più qualche esterno. Il giudice Giorgio Nicoli deciderà, insomma, se assolvere o condannare gli undici che hanno chiesto il rito abbreviato (che significa una riduzione di un terzo della pena in caso di condanna), mentre per gli altri deciderà per l’assoluzione o per il rinvio a giudizio. Per le motivazioni delle sentenza bisognerà invece attendere molto più tempo.

Regione, le spese pazze incombono sul voto 2016
L'aula del Consiglio regionale

È questo l’esito dell’udienza di ieri mattina, a Trieste, rigorosamente a porte chiuse, nel corso della quale lo stesso pubblico ministero Frezza ha chiesto che tutti i 22 siano condannati, con pene che variano da un anno a 8 mesi a due anni e tre mesi. Per avvalorare la tesi accusatoria e la richiesta delle condanne, il pm ha ricordato ieri alcune sentenze di condanna per casi che lui ritiene simili, verificatisi a Milano, Torino, Cagliari e Genova per vicende riguardanti consiglieri o capigruppo regionali.

Gli avvocati difensori, tra cui Luca Ponti e Caterina Belletti, hanno rilevato che, invece, la realtà del Fvg è più complessa e non soltanto perché siamo una Regione a Statuto speciale con le diverse normative e altrettante peculiarità. È vero cioè – è stato detto – che nei casi citati da Frezza ci sono state altrettante condanne, ma è anche certo che la comparazione con i casi dei consiglieri del Fvg risulta difficile se non azzardata proprio per le specificità anche normative. La verità – è ancora la tesi della difesa – è che la Cassazione si è pronunciata una sola volta per un caso specifico, che è poco attinente con la vicenda del Fvg. In breve, sempre secondo le difese, spese opinabili moralmente ma non condannabili giuridicamente.

Spese pazze, Tononi condannato dalla Corte dei Conti
Piero Tononi in consiglio regionale

Tra i 22, hanno chiesto di patteggiare l’ex presidente d’aula Edouard Ballaman, l’ex capogruppo della Lega Danilo Narduzzi e il tour operator Matteo Caldieraro. Hanno scelto il rito abbreviato gli ex Pdl Massimo Blasoni, Maurizio Bucci, Piero Camber, Daniele Galasso, Antonio Pedicini, Piero Tononi, Gaetano Valenti e il consigliere comunale di Trieste Everest Bertoli, nonché gli allora Pd Gianfranco Moretton, Alessandro Tesini e Sandro Della Mea. Hanno, infine, optato per il rito ordinario – e aspettano quindi un rinvio a giudizio o un proscioglimento – i tre attuali consiglieri Mara Piccin (Misto), Elio De Anna (Fi) e Daniele Gerolin (Pd), gli ex Roberto Asquini del Misto, Ugo De Mattia, Enore Picco e Federico Razzini della Lega e l’elicotterista Paolo Iuri.

Lo scorso 10 novembre il rinvio a ieri era stato disposto al termine dell’udienza, sempre a porte chiuse, originariamente fissata per il pronunciamento decisivo ma che poi è stata dedicata, per scelta dello stesso gup che aveva ritenuto necessario un approfondimento, agli “interrogatori” dell’attuale segretario generale del Consiglio regionale Augusto Viola, del suo predecessore (ai tempi delle spese contestate) Mauro Vigini e pure della dirigente amministrativa Alessandra Cammaroto. Quest’ultima, alla fine, non era stata nemmeno sentita. Il gup aveva cioè ritenuto sufficienti le deposizioni dei due “super manager” sul regolamento passato e su quello presente. Era emerso quanto fosse nebulosa la regolamentazione sui rendiconti prima della “stretta” del 2013, indotta proprio dall’inchiesta, e di quanto pochi fossero i controlli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo