Spese elettorali: a Cosolini è costato 190mila euro diventare sindaco
TRIESTE Cosa si può fare, al giorno d’oggi, con un budget di 190mila euro? Almeno un paio di cose: comprare un appartamento di medie dimensioni in qualche rione semi-periferico, oppure mettere in piedi una campagna elettorale vincente.
Lo sa bene il Comitato nato per sostenere finanziariamente la candidatura a primo cittadino di Roberto Cosolini. Candidatura che, tra inserzioni pubblicitarie, manifesti, gazebo, kermesse itineranti e addetti stampa, è costata appunto 189.700 euro in tutto.
Una cifra significativa, coperta in gran parte dalla Direzione nazionale del Pd che ha erogato contributi in servizi per circa 100mila euro, e nettamente superiore rispetto alla previsioni iniziali.
«Tra la campagna per Cosolini e quella per il partito - dichiarava alla vigilia delle consultazioni dello scorso maggio Gianni Torrenti, presidente e rappresentante legale del Comitato - contiamo di spendere 130-140 mila euro». Invece se ne sono andati in totale 250.272 euro: 190mila euro per la corsa a sindaco, come detto, e 60.572,50 euro per sostenere gli aspiranti consiglieri comunali inseriti nella lista Pd.
Numeri che, però, non intaccano il record personale degli ultimi anni, ancora saldamente nelle mani di Roberto Dipiazza. Nel 2006, per superare l’allora sfidante Ettore Rosato, il candidato del Pdl aveva sborsato oltre 250mila euro. Soldi tirati fuori di tasca propria (mentre, alle ultime amministrative, Cosolini non ha speso un euro visto tutti costi elettorali sono passati attraverso partito e Comitato) e usati unicamente per la sua campagna elettorale.
Ben diverse le risorse su cui ha potuto far affidamento l’uomo che, nelle intenzioni del centrodestra, avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Dipiazza: Roberto Antonione. L’ex sottosegretario agli Esteri, che fin dal primo momento aveva dichiarato di non volersi “svenare” per la campagna elettorale, si è dovuto accontentare dei 62mila euro messi a disposizione dalla lista civica che portava il suo nome. E il sostegno del partito? Non c’è stato. Almeno non direttamente perché, a differenza di quanto accade in casa Pd, il Pdl non paga le spese dei singoli candidati, e si limita a finanziare le iniziative “corali”. Che, riferisce il vicecoordinatore provinciale Piero Tononi, quest’anno sono costate in tutto circa 70mila euro. Chi ha voluto ottenere un po’ più di visibilità, quindi, ha dovuto spendere di tasca propria. Quanto? Dipende. Paolo Rovis, per esempio, dichiara di aver speso tra i 6 e i 7mila euro. A Piero Camber invece, fatture alla mano, ne sono bastati 2.933.
Le altre cifre spese da candidati e partiti le potete trovare sull’edizione cartacea.
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