"Spauracchio" Ballaman in Regione: Franz rinuncia all'auto
«Preferisco non metterci piede per non cadere in errore: le regole non sono chiare. E così guido la mia Mercedes»
TRIESTE Da privilegio a vero e proprio spauracchio. L'auto blu, dopo il caso Ballaman, ora fa paura. Tanto che l'attuale presidente del Consiglio regionale, Maurizio Franz, ha deciso di tenersi lontano dalla vettura che il Palazzo gli ha messo a disposizione. Il mezzo di servizio e l'autista sono sempre restati in garage.
«Non me la sento di prendere l'automobile istituzionale, con quello che è successo al mio predecessore me ne guardo bene. Per non cadere in errori, preferisco non metterci piede» spiega Franz. Il leghista siede sullo scranno più alto dell'aula dal 28 settembre scorso, all'indomani della bufera scoppiata attorno al collega di partito Eduard Ballaman, accusato di aver usato in modo improprio la vettura di rappresentanza.
«La questione non è ancora totalmente chiusa, aspetto che si faccia piena chiarezza, quindi è meglio se mi muovo con la mia macchina». Franz è proprietario di una Mercedes 200: «Guido io, mi faccio anche due ore di macchina al giorno perché abito a Moruzzo, vicino a Udine, e la sede del Consiglio è a Trieste». Per l'utilizzo della propria vettura il presidente riceve un rimborso di 2 mila euro al mese. La somma si va ad aggiungere allo stipendio di circa 7 mila euro netti. «Ma 2mila li verso al partito» precisa Franz. E insiste: «Lascio ferma l'auto blu perché ci sono troppe zone d'ombra.
È impossibile capire cosa significa quando si dice che sono autorizzato a spostarmi solo per appuntamenti legati al mio incarico. Ad esempio se nell'arco della giornata devo andare dal dentista come devo comportarmi? Tornare a casa a riprendere la mia macchina e perdere tempo o farmi accompagnare direttamente dall'autista? E se ho un incontro con i colleghi di partito?». Difficile dare una risposta. «Aspettiamo di vedere come si concluderà la vicenda di Ballaman, è una storia molto controversa per ora credo sia più opportuno fare così, credetemi».
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