Spariti i soldi dell’anziano: venti mesi alla badante

Un anno e 8 mesi. È questa la pena (sospesa) che ha patteggiato Patrizia Gec, 43 anni, per aver prosciugato il conto corrente dell’anziano che accudiva come badante. A pronunciare la sentenza è stato il giudice Luigi Dainotti che ha preso atto dell’accordo sulla pena siglato tra il difensore della donna, Luca Maria Ferrucci e il pm Massimo De Bortoli, magistrato titolare dell’inchiesta. Gec era accusata di circonvenzione di incapace e sostituzione di persona. L’anziano, classe 1936, è affetto da cardiopatia ischemica ipertensiva, emiparesi e obesità. Non riesce a muoversi se non su una carrozzina spinta da chi lo accudisce.
Secondo l’accusa in meno di un anno almeno 200 mila euro erano scivolati dal conto dell'anziano a quello della badante. Soldi che l'uomo aveva risparmiato in una vita di lavoro come impiegato in una filiale di una banca in città, senza mai concedersi un piccolo lusso che fosse una cena fuori o un viaggio. Degli ammanchi si era accorto casualmente il figlio dell'anziano, che poi si era rivolto ai carabinieri davanti ai quali aveva sporto querela.
Il primo episodio, quello dal quale sono scattate le indagini, risale al luglio del 2012. La badante aveva scritto di proprio pugno una lettera falsificando la firma dell'anziano, che nel testo si dichiarava garante di un prestito bancario. Così la donna aveva consegnato il documento all'impiegato della filiale Unicredit di via Caducci con la quale ha stipulato un contratto di finanziamento per la cifra di tremila euro. Ha pagato però soltanto le prime due rate. Alla fine il debito insoluto è stato attribuito all'ignaro pensionato.
Dalle indagini dei carabinieri è emerso poi che nel marzo del 2012 Patrizia Gec aveva chiesto e ottenuto dall'anziano diverse e consistenti somme di denaro. Di episodio in episodio, in poco tempo la donna gli ha praticamente svuotato il conto, dal quale è uscito un fiume di denaro. Tant’è che l’uomo, rimasto senza soldi, per il tramite della stessa badante aveva chiesto un fido di 1200 euro per far fronte alle esigenze personali del proprio mantenimento quotidiano. La badante, secondo le indagini, è riuscita inoltre a convincere l’anziano a chiedere all’Inps la cessione di un quinto della pensione (che ammonta a 1650 euro) per poter ricevere sul proprio conto corrente da una finanziaria un prestito di 21 mila euro. Questo denaro avrebbe dovuto estinguere un debito personale di diecimila euro che la donna aveva contratto con un’altra finanziaria.
E ancora, i carabinieri hanno scoperto che nel periodo da fine marzo 2012 al luglio dello stesso anno la donna aveva effettuato prelievi per quasi ottomila euro utilizzando la carta bancomat che l’anziano le aveva consegnato per le spese di casa. In un’altra occasione poi Patrizia Gec ha accompagnato l'uomo alla filiale Unicredit di Opicina dove egli ha prelevato la somma di cinquemila euro. È successo il 13 aprile 2012. In quella circostanza il cassiere ha consegnato direttamente nelle mani della badante il denaro prelevato. Importo che, secondo le indagini, la donna aveva trattenuto per far fronte alle proprie esclusive esigenze personali.
Nell’aprile dello scorso anno il pm Massimo De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio della donna. Poi il procedimento ha seguito il rito alternativo del patteggiamento: un anno e 8 mesi.
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