Spariti 450mila euro: condannata badante “sanguisuga”

Un anno e otto mesi per aver sottratto il denaro all’anziano non vedente facendogli firmare assegni in bianco
Una badante spinge un anziano in carrozzina (Foto di archivio)
Una badante spinge un anziano in carrozzina (Foto di archivio)

Da badante a “sanguisuga”. Doveva accudire un anziano non vedente ma, nel farlo, gli ha sottratto quasi 450mila euro facendoli scivolare sul suo conto corrente. Antonietta Perich, 74 anni, è stata condannata per circonvenzione di incapace a un anno e otto mesi.

A pronunciare la sentenza, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è stato il gup Guido Patriarchi che ha accolto in parte le richieste del pm Cristina Bacer che aveva indicato come equa la pena di tre anni. Ma il gup ha ritenuto provate le azioni della badante solo nel periodo in cui l’anziano aveva perso completamente la vista. Dal marzo 2010 al luglio 2011, nonostante la cecità, Perich era infatti riuscita a fargli firmare gli assegni con i quali poi gli aveva svuotato il conto. Il difensore Donatella Majer si è battuta per l’assoluzione. La parte civile è stata rappresentata dall’avvocato Maria De Pascalis di Verona.

Nel corso dell’istruttoria il giudice ha disposto il sequestro preventivo dei beni della donna: complessivamente circa 200mila euro. Meno della metà del bottino.

Secondo l’accusa, infatti, in quattro anni la badante ha prelevato esattamente la somma di 445.100 euro incassando ben 45 assegni con importi variabili che andavano da 30mila a 22mila euro. Alla fine Perich è riuscita a mettersi in tasca una vera e propria fortuna: quella che l’anziano classe 1920, morto due anni fa, aveva raccolto in una vita di lavoro come impiegato in una filiale cittadina di Unicredit, risparmiando per anni gran parte della sua pensione che ammontava a più di 2.500 euro.

L’anziano non si era mai concesso un lusso. Non una cena fuori. Non un viaggio. Solo risparmi che, beffa della sorte, gli sono stati succhiati quando non era più in grado di reagire o di capire.

Perich è stata scoperta nei primi mesi del 2011 da un nipote dell’anziano che, avendo la delega del parente, era andato in banca per effettuare per suo conto alcune operazioni.

Amara constatazione: di soldi ne erano rimasti ben pochi mentre, come poi hanno accertato gli investigatori della polizia municipale delegati dal pm Bacer, oltre 200mila euro dell’anziano erano finiti nel conto corrente della badante.

Badante prosciuga il conto corrente di un anziano triestino cieco
20090831 - ROMA - SOI - IMMIGRAZIONE: BADANTI; SANATORIA, DA DOMANI LE DOMANDE. UN MESE PER PRESENTARLE, COMUNI AIUTERANNO CITTADINI NELL'ITER. Badanti ucraine mentre accudiscono alcuni anziani in un giardinetto pubblico, questo pomeriggio 31 agosto 2009 a Roma. A partire da domani, e fino al 30 settembre, si potranno presentare le domande per regolarizzare colf e badanti. Sulle domande non pendono ne' quote d'ingresso, ne' graduatorie: le richieste presentate il 30 settembre avranno le stesse possibilita' di ammissione di quelle presentate il primo. Il Viminale si attende circa 500 mila richieste...ANSA/ALESSANDRO DI MEO/DRN

L’altro denaro era sparito, volatilizzato, senza lasciar traccia. Gli accertamenti degli investigatori erano scattati nel mese di luglio del 2011. Era emerso che la donna aveva indotto l’anziano «affetto da gravi disturbi alla vista di tipo cognitivo a consegnarle in più occasioni vari assegni bancari da lui sottoscritti e firmati in bianco».

«Metti sotto il tuo nome, al resto ci penso io», aveva spesso detto Antonietta. E il pensionato, fidandosi della badante, firmava senza problemi probabilmente senza nemmeno sapere quello che stava facendo. In certi casi era stata addirittura la donna a guidargli la mano nella firma.

L’uomo credeva di firmare degli assegni in lire e non in euro. Il cassiere della banca in un paio di occasioni gli aveva anche telefonato a casa per chiedere conferma della sua firma. E l’anziano aveva risposto positivamente, così è emerso dagli atti, senza nemmeno comprendere l’entità delle somme asseritamente scritte sugli assegni.

«Mi servono 20 euro», chiedeva la badante. Il numero scritto 20 voleva indicare 20 euro. Non certo 20mila euro. Cifra che invece poi appariva sull’assegno. Con questo banale trucco, stando all’accusa, la donna aveva progressivamente prosciugato il conto corrente del suo assistito. E gli assegni, che sono stati in gran parte acquisiti, secondo le indagini erano stati completati dalla badante con cifre a suo piacimento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo