«Sparite in quattro mesi a Trieste 112 imprese»

Confesercenti: entro fine anno chiuderanno altre 179 attività. Dettaglianti, già 57 cessazioni di cui 50 nel non alimentare
Di Laura Tonero

Tra gennaio e aprile scorsi nella provincia di Trieste sono sparite 112 attività. A parlare sono i dati dell’Osservatorio della Confesercenti, che non si limita a mettere nero su bianco gli effetti della crisi ma, analizzando la situazione e l’andamento categoria per categoria, stima che entro fine anno a chiudere saranno altre 179 realtà. Quanto all’intero Friuli Venezia Giulia, nella regione durante il primo quadrimestre del 2013 si sono perse 624 attività e altre 1244 sono le chiusure stimate entro fine anno. In questo quadro, le imprese del commercio al dettaglio che in Friuli Venezia Giulia nello stesso periodo hanno abbassato le serrande sono 326 a fronte di 103 aperture: il saldo è dunque in negativo di 223 attività.

Al 31 dicembre scorso le imprese del commercio - compresi alberghi e ristorazione - erano 4724, di cui 2552 gli esercizi al dettaglio. Analizzando proprio quest’ultimo settore, nell'alimentare da gennaio ad aprile si sono perse 7 attività; nel non alimentare - quello più in sofferenza - 50: in totale si tratta di 57 cessazioni. E per fine anno se ne prevedono altre 20. Nel comparto dell’«alloggio e somministrazione» - dunque tra bar, ristoranti, gelaterie, alberghi, bed & breakfast - dall’inizio dell’anno sono sparite 22 realtà e la previsione è di altre 65 chiusure entro il 31 dicembre (in tutta la regione si contano 168 chiusure nei primi 4 mesi dell'anno, 503 quelle previste a fine 2013). La ristorazione registra nel primo quadrimestre dell’anno 7 chiusure (in regione sono 71) che aumenteranno secondo le stime di 20 unità entro il 31 dicembre 2013.

I bar chiusi nella nostra città sono stati 13 (ulteriori 38 le chiusure previste entro fine anno) nell’ambito degli 82 esercizi cessati in regione, numero che crescerà presumibilmente di altre 245 unità al 31 dicembre. Quello dei pubblici esercizi è il settore che registra maggiore mobilità: bar e ristoranti spuntano in città come funghi, specialmente nel centro, ma altrettanto velocemente chiudono. Senza tener conto della crisi dei locali più in periferia. Giù anche il settore della compravendita di automobili: due le attività chiuse, con una stima, secondo Confesercenti, di 5 ulteriori cessazioni entro la fine del 2013.

Tra i negozi che si occupano di tessuti, abbigliamento e calzature Trieste evidenzia 10 cessazioni di attività. Confesercenti stima che entro fine anno ne spariranno altri 29 (54 in meno nel primo quadrimestre in regione e ulteriori 161 chiusure stimate entro il termine dell'anno). La vendita di carni ha visto la perdita di una attività con ulteriori due chiusure nei prossimi mesi del 2013 contro il -6 regionale e un ulteriore -17 entro dicembre. Anche questo settore ha risentito negli anni della concorrenza dei grandi supermercati.

Sulla situazione triestina grava un ulteriore allarme: quello legato alla scomparsa dei negozi di vicinato, per lo più dislocati nei rioni. Quei negozietti stanno sparendo. Hanno sempre rappresentato una stampella per gli anziani che al grande supermercato, dove si perdono alla ricerca del chilo di zucchero o fanno pasticci di fronte ai codici per pesare la frutta e la verdura, preferiscono il vecchio salumiere, il tradizionale panettiere, il cortese fruttivendolo e i latticini della vicina latteria. Oggi rendono poco, le tasse li affossano e con loro sparisce anche la tradizione.

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