Spari contro i ragazzini a Marina Julia, resta in carcere
MONFALCONE Resta chiuso in carcere a Gorizia Leopoldo Bon, il triestino di 66 anni residente a Monfalcone che sabato pomeriggio, infastidito dal chiasso provocato da alcuni ragazzini nel cortile condominiale di via Punta Barene 5 a Marina Julia, ha aperto il fuoco. L’età dell’uomo e l’assenza di precedenti penali non sono stati sufficienti, ieri all’udienza di convalida dell’arresto per tentato omicidio, a concedere eventuali domiciliari o provvedimenti più morbidi.
Il giudice per le indagini preliminari Sabrina Cicero, confermando in toto la richiesta del pm Laura Collini, ha disposto il mantenimento della misura cautelare, validando il fermo giudiziario eseguito dai carabinieri di Monfalcone nell’immediatezza dei fatti. Il procuratore generale Massimo Lia ha annunciato in serata che l’attività investigativa «prosegue per ricostruire più compiutamente il quadro probatorio e acquisire tutti gli elementi utili a chiarire il contorno di questa vicenda».
Quattro giorni fa Bon, pensionato con la passione per la fotografia, aveva impugnato la sua automatica Walther calibro 7,65 (regolarmente detenuta in casa), si era affacciato al balcone al primo piano, sul retro del palazzo, e aveva esploso tre proiettili in aria per poi rivolgere l’arma nei confronti di uno dei giovani che stavano giocando a pallone di sotto.
L’ultimo colpo, caduto a pochi centimetri dai piedi di Patrick Tudorel, l’unico maggiorenne della comitiva di sei adolescenti, aveva fatto staccare un pezzo d’asfalto ch’era finito sul costato del ragazzo, senza fortunatamente procurargli lesioni. Lo choc, per i presenti che inizialmente avevano pensato allo scoppio di alcuni petardi, era stato fortissimo.
Un inquilino del condominio aveva subito chiamato i carabinieri, che con i giubbotti antiproiettile e tutte le precauzioni del caso, si erano introdotti nell’alloggio di Bon, dove avevano recuperato anche altre sei armi e svariate munizioni, in seguito risultate tutte in regola con le autorizzazioni.
Ieri è stato reso noto, nel dettaglio, l’armamento presente in casa e sequestrato sabato dai militari. Sempre ieri pomeriggio il questore Lorenzo Pillini ha dato notizia della sospensione del permesso per tiro a volto, rilasciato in precedenza a Bon, che gli consentiva di detenere le armi e trasportarle - scariche - al poligono di rito per esercitazione. «Si tratta di un titolo di Polizia che autorizza a custodire in casa una serie di strumenti da fuoco - spiega il questore - nella fattispecie risultati numericamente in linea con quanto stabilito dalla normativa». Che per esempio, per i fucili da caccia, non prevede un numero limite (diverso il discorso per le munizioni). «È un permesso non permanente, ma rinnovabile ogni sei anni, concesso all’interessato solo al superamento di una serie di verifiche - prosegue Pillinini -, compresa l’idoneità psicofisica e l’assenza di precedenti penali».
«Chiaramente - puntualizza il questore - un comportamento come quello di sabato scorso, con una persona non propriamente presente a sè o comunque in stato di evidente stress, fa cadere la fiducia riposta dallo Stato nel soggetto cui ha autorizzato la detenzione dell’arma. Non è normale sparare dei colpi di pistola in aria per intimorire dei ragazzi. Lo fa Tarantino in una delle sue pellicole, ma si tratta di un film».
«Alle persone che utilizzano anche per scopi sportivi una pistola - chiarisce - la Polizia richiede non l’ordinaria, bensì la straordinaria diligenza, tant’è che, per esempio, se un cittadino viene colto in stato di ebbrezza alla guida, tra i provvedimenti aggiuntivi è previsto anche il ritiro dell’eventuale arma».
Leopoldo Bon aveva riferito sabato ai carabinieri di aver reagito con spropositata violenza al chiasso dei ragazzini perché esasperato dalla loro confusione. I dissidi sull’uso del cortile condominiale dove gli inquilini parcheggiano le auto sono dunque da considerarsi il movente del pensionato, in quest’assurda storia.
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