Sparatoria in Questura a Trieste, la testimone: «Era lì a pochi metri da me. E aveva la pistola in mano»
TRIESTE. «Erano circa le cinque meno qualche minuto... ero uscita un attimo fuori dal negozio per fumare una sigaretta. Mi sono trovata davanti quell’uomo a pochi metri di distanza con in mano una pistola... veniva verso di me. È stato un attimo, ma ero terrorizzata. Poi quell’uomo è tornato indietro e ha sparato su una macchina della Polizia». . La trentunenne Valentina Tomada, titolare dell’erboristeria “Il giardino di Vale” di via Tor Bandena, ricorda bene quei momenti. «Sì, ho rischiato la vita. Me ne rendo conto soltanto ora».
Cosa è successo esattamente?
Ero uscita per fumare la sigaretta, avevo il telefono in mano. Ad un tratto ho visto un uomo di colore armato. Aveva una pistola (ne aveva due, entrambe sottratte ai poliziotti uccisi, ndr). Quando è arrivata una macchina (quella della Polizia, ndr), lui si è girato e ha sparato contro l’auto. Quella scena mi ha terrorizzato... sono subito tornata dentro al negozio. Non capivo cosa stesse succedendo. Appena rientrata nel negozio ho telefonato subito a una mia amica perché qui ero da sola. Ho preso le chiavi e mi sono chiusa dentro. Gli spari continuavano.
Poi cosa ricorda?
Ho sentito urlare più volte “mani in alto e faccia a terra”... era un poliziotto che urlava. Io in quel momento mi sono prima nascosta nel bagno, poi mi sono accucciata in un angolo del negozio che mi pareva più sicuro. A un certo punto, quando ormai non sentivo più gli spari, sono uscita a vedere.
E cosa ha visto?
Ho visto poliziotti armati. Erano in borghese. Poi mi sono avvicinata e ho visto quell’uomo con la faccia a terra. Urlava “sto male, sto male”... domandava aiuto, chiedeva l’ambulanza. Uno dei poliziotti ha poi spostato con un piede la pistola che quell’uomo aveva in pugno fino a poco prima. Poi quando è arrivata l’ambulanza lo hanno girato e gli hanno tolto le manette da un polso. Ho visto che era insanguinato dappertutto... pensavo fosse lo stomaco, poi ho letto che gli avevano sparato all’inguine. Intanto tutt’attorno alla Questura era pieno di poliziotti che cercavano qualcuno. Infatti, come si è scoperto poi, stavano dando la caccia al fratello dell’assassino che non si sapeva dove fosse. E poteva essere anche lui pericoloso.
Ha quindi visto l’assassino in faccia?
Non esattamente. E nemmeno quando era disteso per terra.
Ha avuto paura?
Sì. Ho avuto la tachicardia per tutto il pomeriggio, fino a sera. Comunque all’inizio non si capiva cosa fosse accaduto. Cos’era? Un regolamento di conti tra criminali? Un attentato? Non si capiva. Poi abbiamo saputo cos’era successo. Ed era pieno di Polizia e Carabinieri, c’erano anche le forze speciali con i caschetti. Ovvio che pensi a un attentato.
Ora sei riuscita a superare lo choc?
Credo di sì, ma penso continuamente a quello che è successo. A quei poveri giovani poliziotti uccisi. Da noi negozianti sono venuti anche gli psicologi di un’associazione per chiedere come stiamo. A me hanno chiesto se dormo, se sono tesa e se ora sono più tranquilla. Però rivedendo il video, l’altra sera, mi è ritornata l’angoscia. —
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