Spara dal balcone contro i ragazzi che giocano in cortile: arrestato 66enne
MONFALCONE Infastidito perché stavano facendo troppo baccano in cortile, apre il fuoco. E' successo a Monfalcone. A metà di un insolitamente assolato pomeriggio di settembre Leopoldo Bon, pensionato di 66 anni con la passione per la fotografia, impugna la sua automatica Walther 7,65 - regolarmente detenuta in casa assieme ad altre tre pistole, due fucili, una carabina e 700 munizioni -, si affaccia al balcone sul retro e spara quattro colpi. Tre in aria. L’ultimo rivolto contro uno dei ragazzini che fino a qualche istante prima stavano giocando a pallone nello spiazzo di cemento.
È Patrick Tudorel, l’unico maggiorenne della comitiva di sei adolescenti: un rumeno ospite dalla scorsa estate di alcuni parenti a Monfalcone. E viene, per fortuna, mancato. Il quarto proiettile finisce però sull’asfalto, a pochi centimetri dai piedi del 18enne. Stacca una scheggia di bitume che di rimbalzo lo colpisce alla costola sinistra. Dopo gli accertamenti al San Polo, Tudorel se la cava senza lesioni o ferite serie.
Bon, originario di Trieste, ma trasferito nel 2012 a Monfalcone da Modena, viene invece arrestato dai carabinieri di via Sant’Anna con l’accusa pesantissima di tentato omicidio. Al carcere di Gorizia ora attende l’udienza di convalida, fissata per martedì mattina.
Teatro dunque dell’assurda sparatoria la periferia di Marina Julia, rione balneare della città dei cantieri. Al primo piano di un palazzone color salvia, situato al civico 5 di via Punta Barene, sabato pomeriggio si consuma il “corto circuito” nella mente di Leopoldo Bon, che a rappresaglia conclusa confesserà ai carabinieri di aver reagito con spropositata violenza al chiasso dei ragazzini perché esasperato dalla loro confusione. In casa, con lui, c’era anche la moglie, sentita dal 112, al pari dei ragazzini testimoni della vicenda.
I dissidi sull’uso del cortile condominiale dove gli inquilini dell’Elios parcheggiano le auto sono da considerarsi, stando a quanto riferito dal capitano dei carabinieri Daniele Panighello, il movente del pensionato. Che ai militari si è qualificato come ex professore. Ruolo riconosciuto anche da alcuni vicini di casa, che lo descrivono come persona «tranquilla» e «a posto». Sul web ci sono le tracce degli interessi artistici seguiti dal professore, principalmente la fotografia. L’ultima mostra, nel 2015 a Milano, s’intitolava “Dalla Percezione all’Allucinazione”.
L’accaduto di via Punta Barene, in un pacifico sabato d’autunno, quando a causa del protrarsi del sole ancora diverse persone si riversano sul litorale, si riverbera sulla spiaggia: dei bagnanti, infatti, attorno alle 15.30 percepiscono nitidamente il sibilo di due proiettili sopra la testa, seguiti dall’esplosione di un’altra coppia di cartucce. Spaventati a morte e temendo che su di loro si abbattano altre munizioni cercano riparo allo stabilimento La Playa, in un fuggi fuggi generale. Che determina una seconda chiamata ai carabinieri, dopo quella già formulata da un inquilino.
La pattuglia radiomobile piomba a Marina Julia. I militari, con giubbetto antiproiettile e tutte le precauzioni del caso, agiscono con grande prudenza. Individuano il balcone da dove sono stati esplosi i colpi, al primo piano del condominio Elios, distante una decina di metri dal cortile. Ed entrano nella casa di Bon. Che racconta loro di «non riuscire più a sopportare quegli schiamazzi» dei ragazzini e di «aver agito al solo scopo di farli smettere».
È arrabbiato con i giovani che, dice, «continuavano da giorni a dar fastidio» fino al punto da non poterne più. La pistola, legalmente detenuta, è ancora carica, col colpo in canna, riposta in un cassetto. A terra, vicino al balcone, vengono rinvenuti i quattro bossoli, requisiti come prova. I carabinieri sequestrano anche le altre armi trovate nell’appartamento. Oltre alla pistola automatica tedesca Walther, calibro 7,65, usata poco prima, altre tre pistole, due fucili e una carabina, più il relativo munizionamento per un totale di 700 colpi. Tutte legalmente detenute e denunciate alla Questura.
«Dopo questa storia - commenta il capitano Panighello - senz’altro non potrà più possedere alcuna arma». È parso agli occhi del militare graduato «non del tutto consapevole della gravità e pericolosità della condotta».
«Da una prima ricostruzione - conclude il comandante - è risultato che il soggetto aveva esploso dapprima tre colpi in aria, per avvertimento, e poi avrebbe preso la mira verso uno di questi, il 18enne». Quindi l’esplosione dell’ultimo colpo, schizzato a pochi centimetri dai piedi di Patrick Tudorel, rimasto colpito superficialmente da una scheggia d’asfalto. Solo una botta al costato, ma c’è mancato davvero poco perché questo tranquillo sabato di sole finisse nel sangue.
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