Spalato in 20 anni rischia lo spopolamento

Dal 2001 sono spariti 18 mila abitanti: entro il 2040 potrebbero raddoppiare. La soluzione? Un nuovo sistema di turismo
La città di Spalato in un'immagine di repertorio
La città di Spalato in un'immagine di repertorio

SPALATO La più grande città dalmata in un prossimo futuro potrebbe diventare semideserta, abitata pressoché solo da anziani e con una certa vitalità esclusivamente nei mesi turistici.

Parla chiaro uno studio dell’Istituto per lo sviluppo e i rapporti internazionali, appositamente elaborato per le necessità del piano master di sviluppo cittadino di Spalato: nel 2001 gli abitanti erano 188. 694; nel 2011 si è scesi a 178 mila e nel 2018 il numero è calato ulteriormente a 170.419. I dati sono stati forniti dall’Istituto statale di statistica.

Quali sono le cause di questa evidente involuzione demografica? L’esodo delle famiglie all’estero alla ricerca di migliori condizioni di vita, innanzitutto, ma anche il calo delle nascite nonché una perdita di peso di Spalato, da quando la Croazia ha conseguito l’indipendenza.

Ai tempi della Jugoslavia era la città dalmata con i maggiori privilegi: aveva ospitato i Giochi Mediterranei; qui inoltre venivano costruiti grandi rioni residenziali, l’industria era fiorente e l’infrastruttura era molto sviluppata. Sotto la Croazia indipendente ha dunque perso la sua importanza nei confronti del potere centrale; al contempo altre città della regione sono cresciute: è il caso di Ragusa (Dubrovnik), Zara e Sebenico.

Spalato oggi invece sembra una bella addormentata, con scarsa capacità attrattiva per chi vorrebbe stabilirsi in zona. Per il suo futuro, lo studio demografico prevede tre scenari. Il primo considera l’eventualità che non siano presi provvedimenti: in quel caso entro il 2030 gli abitanti scenderanno a 138 mila e a 134 mila nel 2040. L’edilizia abitativa rallenterà di conseguenza: saranno costruite solo mille abitazioni in 20 anni.

La seconda eventualità non è più consolante: prevede il ritorno di 13 mila abitanti “esiliati” e dunque l’aumento del numero dei residenti, perlomeno in una fase iniziale. In assenza di adeguate misure di rilancio economico, infatti, nel 2030 il numero degli abitanti calerà comunque a 142 mila unità e a 136 mila nel 2040.

Il terzo quadro è migliore dei precedenti ma non ottimale. Viene definito scenario convergente: qui il calo demografico risulterebbe rallentato, arrivando nel 2040 con145 mila abitanti. Si passerebbe dal turismo di massa a un sistema più sostenibile, con un’offerta di qualità più elevata e maggiore incidenza degli alberghi nella capacità ricettiva, in modo da poter prolungare la stagione turistica. Quest’ultimo scenario prevede infine l’apertura di posti di lavoro collegati con le nuove tecnologie e incentivi ai giovani per la soluzione del problema della casa. —



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