Spaccio al “Castello” il cuoco di Muggia era candidato del Pdl

MUGGIA. Sgomento e incredulità. A Muggia la notizia dell'arresto di Alessandro Bossi per spaccio di droga è giunta come il più classico dei fulmini a ciel sereno. Nato a Trieste il 17 gennaio 1976 ma cresciuto sempre a Muggia, Bossi è molto conosciuto nella cittadina per essere il titolare della famosa trattoria “Al Castello”. Il locale di salita alle Mura, gestito assieme a mamma Breda, è rinomato per le sue specialità di pesce.
E proprio grazie alle apprezzate qualità di ristoratore Bossi, quasi per caso, nel 2011 era stato “notato” e invitato a candidarsi alle ultime elezioni comunali muggesane nelle file della lista di centrodestra Pdl-Berlusconi “per Paolo Prodan sindaco”. L'avventura politica, secondo alcuni vissuta quasi più come un peso che altro, terminò con un solo voto all'attivo per Bossi. Una meteora, insomma. Da pochissimi giorni invece il 38enne muggesano era diventato papà. L'accusa di fungere da collegamento dello spaccio di cocaina e hashish tra Trieste e la Toscana, la città di Pisa nello specifico, come pedina all'interno di una banda internazionale, ha davvero colto di sorpresa Muggia e i muggesani.
Tra i più rammaricati l'assessore al Commercio, Stefano Decolle: «Ho conosciuto Bossi essendomi recato a mangiare da lui qualche volta. È chiaro che dare dei giudizi ora è estremamente difficile e anche poco corretto. Notizie come queste fanno male, perché coinvolgono persone che si conoscono e rischiano di mettere in discussione l'unità della comunità muggesana oltre al nome di un locale peraltro molto apprezzato».
Interpellato su eventuali problemi di lavoro del Bossi, Decolle non ha dubbi: «So che aveva contattato il Comune per chiedere delucidazioni sulla Tares, come tanti peraltro, ma non avevo raccolto segnalazioni di problemi economici. Non mi risulta quindi che la sua attività fosse in crisi».
L'assessore infine ha voluto fare una considerazione sul discorso droga a Muggia: «Spesso vengono criminalizzati, a priori, i ragazzi. Purtroppo invece questo è un problema che coinvolge tutti, anche uomini di 60 anni, vedi le età degli altri arrestati della banda. Ad ogni posso spero che tutto si possa risolvere e ci si possa presto dimenticare di questa brutta storia e Bossi possa tornare a fare il cuoco».
Sulla vicenda è arrivato anche il commento, a titolo prettamente personale, di Paolo Prodan, capogruppo consigliare del Pdl: «Ho appreso con rammarico dalla stampa locale dell’arresto di Alessandro Bossi, che moltissimi a Muggia conoscevano come ottimo ristoratore. Nel premettere il dispiacere personale per la famiglia devono essere condannate, se confermate in sede giurisdizionale, le deprecabili azioni di Bossi. Tanto più quanto lo stesso era candidato nella lista del Pdl che ha appoggiato la mia candidatura a sindaco nel 2011».
Prodan ricorda che “per la celerità degli avvenimenti di quell’estate 2011 con una mia designazione a 30 giorni dalla competizione elettorale, quando mi fu presentata la lista dei nomi, alcuni dei quali tra cui il Bossi mi dissero proposti direttamente dalla segreteria provinciale del Pdl, non ebbi nulla da ridire su alcuno e mai avrei potuto immaginare, come i molti che lo conoscevano solo come ottimo ristoratore, eventuali sue future azioni illegali».
Per Prodan «la vicenda dovrà essere di monito ai partiti di operare scelte ancor più verificate ed oculate di quanto già non si faccia nello scegliere le candidature, ma poiché può sempre capitare a tutti nella vita di commettere errori anche gravi, al Bossi auguro, se confermato colpevole, di comprendere il peso delle proprie azioni e di ravvedersi dedicandosi in futuro al contrasto dell’illegalità». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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