Sovrintendente “Verdi”, verso la soluzione
La lunga notte del sovrintendente del Verdi. Nessuna fumata. Nè bianca, nè grigia. Si dovrà aspettare probabilmente oggi nonostante la promessa del sindaco e presidente della Fondazione Roberto Cosolini. Il consiglio di indirizzo, iniziato ieri in ritardo di almeno un’ora sull’orario di inizio (17), non riuscito a sbrogliare la situazione. Alle 21 erano ancora i corso i colloqui con i quattro candidati che sono quattro considerando il direttore Gianluigi Gelmetti un convitato di pietra come nel Don Giovanni. È probabile che il consiglio di indirizzo, superato una certa ora, scelga di aggiornarsi a questa mattina per scegliere un nome come sovrintendente da indicare al ministro. La scelta, oltre a Cosolini, spetta a Rosaria Marchese e Stefano Crise (indicati dal ministero), Paolo Marchesi e Cosolini(Comune) e Renato Quaglia (Regione). «Non sarà una cosa breve. Prima sentiamo le persone, ma poi decidiamo» aveva annunciato il primo cittadino. Ma non pensava neppure così lunga e interminabile. Del resto la scelta del sovrintendente non è semplice: la nuova legge gli assegna 5 anni di potere assoluto da vero un amministratore delegato. La possibilità che Claudio Orazi, l’ex commissario promosso a sovrintendente (scaduto a fine dicembre, succeda a se stesso resta “probabile” ma non “sicura” (secondo la formula usata dal sindaco). Orazi, che ha preso casa a Trieste, ha pubblicato sul profilo Facebook una foto giovanile con Giorgio Strehler. Beneaugurante, forse. A ricordo del suo grande avvenire dietro le spalle che mette in fila lo Sferisferio di Macerata, le Muse di Ancona e l’Arena di Verona. La sua riconferma sembrava una pura formalità, ma si è complicata strada facendo. L'alternativa a Orazi ha il nome dell'architetto scenografo Stefano Pace, attuale direttore tecnico al Covent Garden di Londra, con incarichi internazionali unici (dall'Opera National de Paris al Palau de les Arts di Valencia) e nazionali di assoluto rispetto (Bellini di Catania e Carlo Felice di Genova). Il suo nome è stato fatto addirittura per il San Carlo di Napoli di cui ha curato il restauro. A sorpresa, c’è anche una candidatura francese (dopo quella di Lissner alla Scala), del regista e scenografo francese Eric Chevalier, 35 anni di esperienza nel mondo dello spettacolo, per 7 anni (dal 2004 al 2011) direttore artistico dell'Operà-Theatre de Metz Metropole. Si è candidato a fine gennaio dopo aver conosciuto da vicino il Teatro Verdi nel 2013 come assistente alla regia di Jean Louis Grinda della Clemenza di Tito. Infine c'è la candidatura friulana del baritono Domenico Balzani, originario di Alghero e residente a Udine, professore di project management dello spettacolo e di organizzazione e legislazione in vari conservatori. E presente anche cinquina finale dell'Arena di Verona, ma farebbe carte false per il “teatro della sua “erra” friulana. (fa.do.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo