Sovrintendente del Verdi spunta il quinto candidato

Accanto a Orazi, Pace, Balzani e Gelmetti si fa avanti il regista e scenografo Eric Chevalier. Oggi si riunisce il consiglio. Cosolini: stasera la decisione
Di Fabio Dorigo
sterle trieste 27 03 08 LA VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NAPOLITANO DD 27 03 08
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«Stasera ci sarà il sovrintendente del Verdi». Parola di sindaco. E di presidente della Fondazione del teatro lirico. Roberto Cosolini, in versione decisionista, assicura che il nome uscirà stasera dalla seconda riunione del consiglio di indirizzo (come si chiama ora il cda che si è insediato il 12 febbraio). Il consiglio, composto da Rosaria Marchese e Stefano Crise (espressione del Mibact), Paolo Marchesi (indicato dal Comune), Renato Quaglia (Regione) e Cosolini, si riunisce alle 17 per incontrare i candidati alla sovrintendenza e poi scegliere il nome da indicare come nuovo sovrintendente. «Non sarà una cosa breve. Prima sentiamo le persone, ma poi decidiamo» spiega il sindaco che dal primo gennaio regge il teatro in prima persona visto che il sovrintendente Claudio Orazi è scaduto il 31 dicembre. Non si tratta di una scelta facile, visto che con la nuova legge di riforma il sovrintendente resta in carica 5 anni e ha i poteri decisionali di un amministratore delegato (ovvero un vero manager).

La corsa alla sovrintendenza del Verdi resta a quattro anche se si è aggiunto un nome. L’«intruso» è il direttore Gianluigi Gelmetti, inserito nella rosa più per depistare che per altro. La sua bacchetta è fuori gioco visto che nel 2013 è stato nominato direttore artistico e musicale della Orchestre Philarmonique di Monte Carlo. Il nome che mancava è quello del regista e scenografo francese Eric Chevalier, per 7 anni (dal 2004 al 2011) direttore artistico dell’Operà-Theatre de Metz Metropole. Si è candidato a fine gennaio con un curriculum internazionale dopo avere conosciuto da vicino il Teatro Verdi come nel 2013 come assistente alla regia di Jean Louis Grinda della Clemenza di Tito diretta proprio da Gelmetti. «Vorrei mettere i miei 35 anni di esperienza nello spettacolo al servizio del Verdi per allargare il pubblico di un’arte che a torto viene considerata “elitista”» scrive nella candidatura il cavaliere francese dell’ordine delle arti (gennaio 2011) che ha cominciato da piccolo sulla scena come figlio di Madama Butterfly a Digione e Avignone. Tra le sue regie ci sono una Traviata a Reims e un Rigoletto a Marsiglia. E come, assistente di produzione, ha lavorato per sette anni all’Opera di Parigi.

«Probabile, non sicuro» resta l’ex commissario diventato sovrintendente Claudio Orazi, il “risanatore” riconosciuto dei conti con un glorioso passato e qualche buco allo Sferisferio di Macerata, Muse di Ancona e Arena di Verona. La sua riconferma sembrava una formalità ancora a dicembre. Le cose si sono complicate nell’ultimo periodo complici una serie di incomprensioni sindacali con l’orchestra e il coro (che si sono lamentati pubblicamente di lavorare poco) e artistiche con il sindaco per la Nona di Beethoven al PalaTrieste e la trasferta a Sarajevo condivise controvoglia.

L’alternativa vera a Orazi ha il nome dell’architetto scenografo Stefano Pace, attuale direttore tecnico al Covent Garden di Londra. Vanta un curriculum nazionale e internazionale che non ammette confronti: è stato responsabile degli allestimenti all’Opera National de Paris e al Palau de les Arts di Valencia, direttore artistico al Bellini di Catania e direttore tecnico al Carlo Felice di Genova. Il suo nome è stato fatto addirittura per il San Carlo di Napoli dove è in bilico Rosanna Purchia: sembra goda dei favori di Salvo Nastasi, il potente direttore generale del ministero della Cultura. Un fattore non ininfluente visto che due componenti del consiglio di indirizzo del Verdi sono nominati dal Mibact e che al ministro Dario Franceschini spetta l’ultima parola sulla nomina del sovrintendente. Pace all’anima sua.

Ultima, ma non ultima, c’è la candidatura del baritono Domenico Balzani, originario di Alghero e residente a Udine, che è pure finito nella cinquina finale dell’Arena di Verona. «Il teatro della mia terra sarebbe un sogno - scrive il cantante lirico nella lettera di candidatura -. Un Teatro giovane e rispettoso della tradizione nel contempo. Dove grandi direttori come Gelmetti, Renzetti, e giovani artisti possano sentirsi a casa». Come a Monte Carlo.

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