South Stream, Gazprom cambia tracciato

Accordo con l’Austria. Il gasdotto non arriverà più a Tarvisio ma a Baumgarten. Tagliata fuori Lubiana

TRIESTE. Gazprom cambia la sua strategia geopolitica e ridisegna il percorso del gasdotto South Stream nella sua parte finale, quella europea. Un po’ i veti dell’Unione europea, un po’ la crisi ucraina, hanno spinto l’intellighenzia russa del progetto (ricordiamo che sono soci anche l’italiana Eni, 20%, la francese Edf, 15%, e la tedesca Wintershall, 15%) a rivedere le proprie strategie per non vedere compromesso l’intero progetto. A dire il vero del rischio che South Stream mutasse la sua politica aveva avvertito l’ex presidente Eni Paolo Scaroni il 20 marzo scorso. Scaroni, rivolto ai membri della commissione Attività produttive della Camera, fece professione di pessimismo: «Il futuro del gasdotto South Stream lo vedo piuttosto fosco perchè la crisi russo-ucraina metterà a rischio le autorizzazioni necessarie dell'Ue; non so se si farà».

E Scaroni fu buon profeta in patria. Crisi ucraina (ritorsione alle sanzioni contro Mosca), ma anche il veto Ue che fa valere il suo Terzo pacchetto energia che impone ai produttori di gas di non controllare in esclusiva la rete di distribuzione (salvo che non abbiano ottenuto una speciale esenzione da Bruxelles) bloccando di fatto il passaggio del gasdotto attraverso i Paesi europei hanno accelerato la svolta di Gazprom.

Gazprom che con il colosso austriaco Omv hanno firmato un protocollo d'intesa sulla realizzazione della sezione austriaca del gasdotto South Stream. Il braccio del gasdotto che dovrebbe raggiungere in futuro l'Austria via Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria, con terminal a Baumgarten, e non a Tarviso come in precedenza, avrà una capacità di 32 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale. Gazprom e Omv vogliono ottenere tutti i permessi necessari alla costruzione dell'opera entro la fine del 2015. Il Ceo di Gazprom, Alexey Miller ha ricordato che, grazie all'accordo intergovernativo firmato da Austria e Russia nell'aprile del 2010, esiste già una «solida base di diritto internazionale» che permette la realizzazione del progetto in Austria. Le prime consegne di gas sono previste per il 2017, la piena operatività della parte austriaca di South Stream entro il gennaio 2018.

Per l’Italia non ci dovrebbero essere grosse conseguenze visto che la Cassa depositi e prestiti detiene l’89% (il resto è dell’austriava Omv) del Tag, il gasdotto che collega Baumgarten a Tarvisio. Chi precipita nel dramma, invece, è la Slovenia che, tagliata fuori dal tracciato, vede sfumare circa 1,5 miliardi di potenziali investimenti.

Senza dimenticare che Gazprom assieme alle tubature per il trasporto del gas interrerà anche una vera propria autostrada telematica che potrebbe poi proseguire verso i ghiotti mercati dell’Asia. Esserne tagliati fuori significa perdere un importante treno verso il futuro, oltre che un buon pacchetto di investimenti utili a far ripartire la macchina produttiva della Slovenia inceppata almeno dal 2008. (m. man.)

@ManzinMauro

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