Sottotetti abitabili e terrazze a vasca: regole più flessibili in centro storico a Trieste

Ok in giunta al nuovo Piano particolareggiato, che consente più margini di modifica pur nel rispetto del contesto e dei vincoli

TRIESTE Vecchie soffitte che diventano abitabili. Tetti trasformati in spazi fruibili dai condomini. Nuove corti con parcheggi in cambio di un po’ più di verde fuori. Uno sfogo per i piani alti grazie al via libera alla realizzazione di terrazze a vasca. Palazzi a più piani che finalmente potranno godere dell’ascensore. Sono gli interventi consentiti dal nuovo Piano particolareggiato per il Centro storico, che detterà “legge” per i 1.621 edifici dell’area compresa tra Borgo Teresiano, Borgo Giuseppino, parte del Borgo Franceschino, fronte mare (Porto Vecchio escluso), colle di San Giusto, viale XX settembre e Barriera. Il documento, che sostituisce il vecchio Piano Semerani del 1980 e un’altra dozzina di documenti conseguenti, ha ottenuto l’ok dalla giunta comunale: è il primo step per l’entrata in vigore delle nuove linee guida, ora al vaglio delle circoscrizioni, che dovranno infine essere approvate dal Consiglio comunale.

Le costruzioni – a seguito delle indicazioni dell’assessore comunale Luisa Polli, d’accordo con il sindaco Roberto Dipiazza – sono state esaminate una a una e poi suddivise in quattro categorie dal gruppo di lavoro del Municipio guidato dall’ingegner Giulio Bernetti, direttore del Dipartimento Territorio, Economia, Ambiente e Mobilità e composto da Ezio Golini, Michele Grison, Beatrice Micovilovich e Mauro Pennone. A loro va aggiunto anche Andrea Zacchigna, scomparso prematuramente il mese scorso e a cui i colleghi hanno deciso di dedicare il piano.

Come spiegato dall’assessore Polli, il Piano particolareggiato per il Centro storico prevede che i 1.621 edifici siano suddivisi in quattro livelli. Il primo coinvolge edifici storici (5%) per cui è prevista solo la manutenzione. Il secondo (47%) riguarda palazzi vincolati ma che per quota parte sono passibili di modifiche interne al fine di renderli più conformi alle esigenze odierne. Il terzo (31%) non prevede modifiche alle facciate ma solo agli spazi interni. L’ultimo, invece, è diretto a quegli edifici costruiti negli anni ’70 e ’80 per cui, all’interno della ristrutturazione, è concepita anche la demolizione del palazzo stesso. Ma nel piano compare anche la parola “flessibilità”, perché, come sottolineato da Bernetti, se dimostrati determinati approfondimenti, e se valutati poi idonei, il privato può richiedere, previa appunto valutazione “ad hoc”, il passaggio dell’edificio da una categoria all’altra. Non ultimo, per ogni stabile vengono specificati quali sono i colori che potranno essere utilizzati per le facciate, escluse quelle minori o quelle di edifici incongrui (rispetto al tessuto del centro storico).

«Il gruppo ha analizzato tutta una serie di problemi concreti e tangibili – spiega Micovilovich – che venivano presentati ai tecnici degli uffici comunali». In base alla categoria di appartenenza, e ovviamente previa valutazione degli organi competenti, potranno quindi ora essere avanzate richieste per determinati interventi che prima non erano praticabili.

I sottotetti per esempio - spesso usati come soffitte - potranno acquisire l’agibilità nel rispetto delle facciate ed essere quindi trasformati in abitazioni. Come? Alzando il colmo del tetto fino a 40 centimetri. Sarà possibile poi realizzare nuovi abbaini o ampliare le finestre. Ma le novità riguardano pure la rifunzionalizzazione, da uso residenziale ad alberghiero, di quegli edifici che finora, per diversi motivi, non avevano ricevuto il consenso alla trasformazione a causa, ad esempio, di grandi scaloni storici, che non potevano essere in questo senso modificati perché non adattabili alle norme antincendio. Ecco dunque che i privati intenzionati a costruire degli hotel, potranno beneficiare di queste novità.

Al contrario, il Piano non è più di tanto rivolto agli esercizi pubblici, visto che la maggior parte si trova al piano terra. Le terrazze a vasca, ancora più utili in epoca di Covid vista la mobilità ridotta, diventeranno a propria volta uno sfogo importante.

Saranno realizzabili nelle falde della copertura che si affacciano sulle corti intercluse, quindi non sulla pubblica via, oppure in quelle che si affacciano sulla pubblica via (sono escluse però alcune zone) purché abbiano dimensioni ridotte rispetto alle prime.

«Grazie a questo Piano, redatto dagli uffici interni del Comune, forniamo gli strumenti per permettere un recupero, dove necessario, delle parti storiche per incentivare il privato – così Polli – che potrà fruire di opportunità vantaggiose in questo momento economicamente difficile. Inoltre, con questo Piano si semplifica la vita di tecnici e professionisti, oltre che degli uffici, grazie a una maggiore chiarezza e trasparenza. Gli stessi professionisti, peraltro, potranno fruire per un periodo proprio dell’aiuto degli uffici per comprendere meglio le nuove linee guida. Si è deciso inoltre di condividere i principi di base del documento con gli ordini professionali, la Soprintendenza (cui spetta ancora un parere, ndr) e le categorie, in modo da avere il placet di tutti».—


 

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