Sotto la soglia di povertà 2322 persone a Gorizia

I sussidi erogati dal Comune aumentati del 20% nel 2014. L’arcivescovo Carlo Maria Redaelli: «Nuova categoria di indigenti tra gli over 40 senza lavoro»
La mensa dei Cappuccini di Gorizia è sempre affollata
La mensa dei Cappuccini di Gorizia è sempre affollata

GORIZIA La cosiddetta "soglia di povertà" varia da Comune a Comune perché dipende sostanzialmente dai differenti livelli di spesa per consumi delle famiglie. A Gorizia tale limite si aggira sui 10.485 euro annui.

Ebbene: ben l'11 per cento dei goriziani ha dichiarato, nell’ultimo anno, redditi ben inferiori a tale cifra. Redditi da fame. A certificarlo gli ultimi dati del Dipartimento per le politiche fiscali del ministero delle Finanze. Il quadro che emerge è, a dir poco, preoccupante perché sono 2.332 i contribuenti goriziani in evidente difficoltà: Certo, potrebbe opinare qualcuno, si tratta di dichiarazioni dei redditi e non tutti sono onesti o precisi ma la momento questa è la fotografia sulla povertà.

Incontestabile è, però, il fatto che il disagio sociale cresce in città. Inesorabilmente. Per avere una conferma basta bussare agli uffici comunali che si occupano di welfare e assistenza sociale: gli operatori confermeranno che le situazioni di difficoltà sono in costante aumento. E nel 2014 i sussidi sono aumentati, numericamente, del 20%: significa che famiglie apparentemente "tranquille" sino a qualche anno fa, si sono ritrovato improvvisamente con l'acqua alla gola a causa della perdita del posto di lavoro, della cassa integrazione, di sviluppi negativi su lavoro che sembravano essere impossibili.

Di assolita rilevanza il quadro dell'Arcidiocesi: su questi dati, infatti, si innestano i numeri resi noti di recente dall'arcivescovo Carlo Maria Redaelli. «Aiuti - dichiarò - che non sono concentrati in particolari zone ma che riguardano in egual misura tutte le parrocchie disseminate sul territorio». Come a dire: non ci sono poveri di serie A e di serie B. Il dormitorio Faidutti, per esempio, dal 2007 ha accolto circa 100 persone all'anno, «di cui - si legge in una breve nota - 80 richidenti-asilo senza alcuna convenzione a carico della Diocesi». Insomma, senza i 35 euro che lo Stato stanzia giornalmente per l'accoglienza di ogni migrante.

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Importanti anche i dati dei Centri di ascolto che testimoniamo come la morsa della crisi ancora non si è allentata e sta presentando il conto, giorno dopo giorno. «Restando a Gorizia, il centro d'ascolto di San Rocco - ha evidenziato l'arcivescovo - ha seguito nel corso dell'anno un totale di 30 persone: più italiani che stranieri. Quello della parrocchia del Sacro Cuore segue abitualmente 24 persone (anche qui gli italiani sono più numerosi) mentre al centro di Lucinico si sono rivolte 37 persone». L'intenzione dell'Arcidiocesi è di rilanciare anche il fondo straordinario "Famiglie in salita": uno strumento che ha sostenuto con voucher, tirocini formativi e borse-lavoro 65 persone, di cui 44 uomini e 21 donne. Di queste persone 41 sono italiane e 24 straniere. L'età media va dai 40 ai 50 anni. La commissione istituita per deliberare gli inserimenti lavorativi ha approvato un sostegno ad altre 27 persone di cui si sta ancora cercando un luogo di lavoro. Di queste 17 sono uomini e 10 donne, 20 italiani e 7 stranieri. «Come per le persone già inserite nel lavoro la classe di età media è tra i 40 e i 50 anni - ha spiegato di recente Redaelli -. Come si può ben vedere, la crisi economica ha "creato" una nuova categoria di poveri: gli over 40 che hanno perso il lavoro e fanno difficoltà a ricollocarsi».

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