Sospeso il professore sorpreso in barca con una quindicenne
Il provvedimento disciplinare adottato in via precauzionale dalla scuola media in cui insegna in attesa degli sviluppi dell’indagine della Procura di Gorizia. L'uomo è accusato di atti sessuali con minori

Il tribunale di Gorizia
MONFALCONE Indagato e ora anche sospeso. L’insegnante di 43 anni sorpreso due settimane fa in compagnia di una 15enne su una barca ormeggiata in banchina e poi arrestato in flagranza dalla polizia giudiziaria per presunti «atti sessuali con minore», ipotesi di reato che ora gli viene contestata dalla Procura (fascicolo del sostituto Ilaria Iozzi e indagini dei carabinieri), da qualche giorno non si reca più al lavoro alla scuola media del Monfalconese dove fino a prima svolgeva incarico di ruolo, a tempo indeterminato.
La sospensione dal servizio sarebbe in via precauzionale, per l’apertura di un procedimento disciplinare, una prassi in casi analoghi a questo, come sottolineato dallo stesso legale dell’uomo, Dario Obizzi, che conferma il provvedimento assunto: «Avevo già informato il mio cliente che ciò sarebbe avvenuto, essendo previsto da una circolare ministeriale, ed era preparato». L’autorità scolastica ha un lasso per formulare la propria contestazione in una sorta di “istruttoria” e assumere i provvedimenti del caso, dalla sospensione effettiva (che può durare anche 5 anni e di solito si protrae al momento in cui non viene chiarita definitivamente la situazione, pure dal punto di vista legale) fino al licenziamento. Il dipendente «può impugnare, ma prima di fare ciò deve conoscere la natura dei rilievi».
Dunque in questa fase l’avvocato Obizzi attende comunicazioni dalla scuola. «Con la sospensione – spiega il legale – il dipendente riceve metà dello stipendio e resta a casa. Essendo un lavoratore del settore pubblico non può ovviamente svolgere altre occupazioni. In questa valutazione se la ratio, per via delle contestazioni, è di tenere lontano la persona da minori troverei più corretto spostare l’insegnante a incarichi d’ufficio, anziché astenerla dal lavoro in attesa del chiarimento, pur retribuendola a metà. Perché nel caso in cui si andasse a processo e il mio cliente venisse assolto, gli spetterebbe il reintegro nelle funzioni e anche le retribuzioni negli anni non percepite. Se invece licenziato, avrebbe diritto pure al risarcimento danni».
All’udienza di convalida dell’arresto, il 43enne si era avvalso, su consiglio di Obizzi, della facoltà di non parlare, a fronte dell’accusa di aver compiuto «atti sessuali con minore» (articolo 609 quater del Codice penale), reato per il quale gli investigatori possono procedere d’ufficio. Con pene severe se l’adolescente ha meno di 16 anni e viene affidata per ragioni di istruzione o educazione, aspetto quest’ultimo messo in risalto dal Procuratore capo Massimo Lia, il quale aveva chiarito: «Tra l’uomo e la minore intercorrono rapporti particolari. La natura è consensuale». —
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