Sos di Europa Nostra per il monastero serbo: «Tesoro medievale fra i siti a rischio»

BELGRADO. Non solo delicate questioni di confini e bagarre sul riconoscimento internazionale. Ora anche un monastero, preziosissimo gioiello dell’arte medievale, sta creando profonde tensioni nel cuore dei Balcani, sull’asse sempre caldo tra Serbia e Kosovo.
È quello serbo-ortodosso di Visoki Decani, incuneato tra i monti nella parte orientale del Kosovo: un’opera d’arte di incalcolabile valore, costruita nel quattordicesimo secolo, ricca di straordinari affreschi, icone e tesori.
Protetto a partire dal 1999 dai soldati italiani della missione Nato in Kosovo (Kfor), il monastero è tornato prepotentemente alla ribalta per una mossa solo all’apparenza secondaria.
È quella fatta da Europa Nostra, federazione europea delle organizzazioni impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale e monumentale del Vecchio continente, che da decenni compila ogni anno una lista dei «sette monumenti e siti più a rischio» in Europa.
E la lista del 2021 ha provocato clamore dopo che Europa Nostra ha inserito nell’elenco anche Decani, monastero perfettamente curato dai monaci serbi che vi vivono, ma comunque minacciato.
Lo ha confermato Europa Nostra, che nelle motivazioni dell’inserimento di Decani nella lista ha parlato di un luogo che deve essere «protetto 24 ore su 24 dalle truppe Kfor», a più di vent’anni dalla guerra del 1999. E che continua ad «affrontare minacce alla sua integrità per questioni legali irrisolte» e non meglio precisati problemi «istituzionali».
Parole che sottintendono i tanti problemi di sicurezza che Decani ha dovuto affrontare dal 1999 a oggi: minacce, attacchi ma anche controversi piani delle autorità di Pristina, che malgrado sentenze della Consulta avevano in mente di costruire addirittura una strada sui terreni di proprietà dei monaci. Il caso Decani sarebbe solo la punta di un iceberg.
Stime infatti parlano di più di 150 edifici religiosi serbo-ortodossi in Kosovo distrutti solo tra il 1999 e il 2004, tra cui il pregevole Monastero degli Arcangeli, presso Prizren, durante il "pogrom" del 2004. Numeri che giustificherebbero le preoccupazioni di Europa Nostra.
Non la vedono però così a Pristina, dove i media hanno parlato di «trionfo della Serbia», in chiave chiaramente negativa. E le autorità hanno interpretato le mosse di Europa Nostra come una vera e propria offesa. A reagire, quando ancora Decani era solo nella lista delle “nomination”, sono stati in particolare il neo-premier Albin Kurti e la presidente, Vjosa Osmani, eminente personalità del nuovo corso della politica kosovara.
Osmani e Kurti in una lettera inviata a Europa Nostra hanno chiesto all’organizzazione di non inserire Decani nella lista dei siti a rischio: il monastero godrebbe infatti di «tutte le garanzie costituzionali e legali» e di una «totale sicurezza, senza alcuna minaccia».
Ma l’altra campana è ben diversa. Quella serba, secondo l’Ufficio governativo per il Kosovo, parla di un monastero che sarebbe ancora nel mirino dell’«estremismo anti-serbo e anti-cristiano, ancora vivo tra gli albanesi».
L’inserimento nella lista proverebbe «i pericoli» che corrono i testori «della cultura e fede serbe» in Kosovo.
Sulla stessa linea anche Sava Janjić, abate di Decani, progressista e liberale, voce indipendente in Kosovo che ha ricordato che sin dal 2009 Decani è sulla lista dei monumenti a rischio dell’Unesco. E che «i governanti a Pristina si comportano come se vivessero in una realtà parallela», cianciando di «armonia» tra etnie. Ma solo «negli ultimi due mesi» si è registrata una ridda di «attacchi e furti alle nostre chiese» che dipingono un quadro ben diverso.
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