Sos dei padri separati, la Regione Fvg interviene
TRIESTE. Una legge per tutelare i padri separati e divorziati, i “nuovi poveri”, con un assegno mensile e una corsia preferenziale nelle graduatorie Ater. Giuseppe Sibau, consigliere regionale di Autonomia responsabile, ci prova oggi in aula con una proposta sottoscritta anche dai colleghi di partito Valter Santarossa, Roberto Dipiazza e Roberto Revelant, dal forzista Elio De Anna, da Luca Ciriani di Fratelli d’Italia e dalla leghista Barbara Zilli. «La terza commissione - fa sapere Sibau - non ha calendarizzato la discussione. E allora tiro dritto». Gli chiederanno di ritirare il testo, pena la bocciatura. Lui ci penserà su, e deciderà. Ma il tentativo, assicura con il conforto dei numeri, «serve a sollevare un problema serio, quello di una fascia di popolazione che vive in una reale situazione di disagio».
I numeri sono quelli dell’Istat aggiornati al 2014. Le separazioni in regione sono state quell’anno 1.844, in lieve calo, ma con una percentuale più alta di presenza di figli nati dall’unione: il 73,5% contro il 70,8% del 2013. La fotografia mostra inoltre il 93,6% di affidamenti condivisi, contro il 4,3% di figli affidati in via esclusiva alla madre e l’1,2% ai padri. Ad aver convinto il centrodestra alle proposte di legge (in Consiglio sono depositate anche quelle di Fi e della Lega) sono altre due statistiche. Da un lato il fatto che il giudice assegni la casa al marito solo una volta su cinque (22,1%) e alla moglie, invece, una volta su due (46,7%); dall’altro che, nelle 759 separazioni con assegni ai figli nel corso del 2014, nel 94,8% dei casi il mantenimento sia stato posto a carico dal padre. Raccolte anche le segnalazioni di alcuni papà che quell’assegno, mediamente di 400 euro mensili, non lo riescono a versare, il consigliere di Ar ha così costruito le “Norme per la tutela dei genitori di figli in minore età, separati o divorziati, in situazione di comprovata difficoltà economica”, una proposta di nove articoli mirata innanzitutto a «riconoscere anche alla figura paterna un ruolo paritario per la tutela e l'educazione dei figli, soprattutto nel caso in cui i coniugi si separino». Non basta più, secondo Sibau, la legge 54 del 2006 sull’affidamento condiviso perché è comunque la madre a tenere quasi sempre i figli, mentre al padre «viene imposto un dovere economico e minori reali diritti per l’esercizio del ruolo educativo e formativo». Padri che, nella maggior parte dei casi, sono insegnanti, impiegati e operai, con retribuzioni di fascia medio-bassa. Sempre che, in tempi di crisi, non abbiano perso il lavoro. «Visto l’orientamento dei giudici di fissare in un terzo dello stipendio il mensile che il padre deve versare per i figli - osserva ancora il consigliere di opposizione -, è evidente che non solo le donne, ma anche gli uomini sono a rischio povertà. Con l’aggiunta del senso di sconfitta e frustrazione che comporta la necessità, per tanti, di dover lasciare la dimora all'ex moglie e ritornare a vivere con i genitori».
Con queste premesse la proposta prevede l’individuazione di criteri, tra cui la sottoscrizione di un patto di corresponsabilità, per la «concessione temporanea di contributi finalizzati al recupero e alla conservazione dell’autonomia e di un’esistenza dignitosa di coniugi separati o divorziati in condizioni di disagio, in particolare con figli minori o con figli maggiorenni portatori di handicap». In agenda anche la «promozione di interventi di sostegno alle politiche abitative, per un massimo di tre anni, rivolti ai coniugi separati risultanti non assegnatari o comunque non aventi la disponibilità della casa familiare». Sulla stessa linea anche le proposte leghiste e forziste. Rodolfo Ziberna, che se la prende con la commissione per il ritardo e auspica che si arrivi all’unificazione dei tre articolati, ricorda che il testo depositato assieme al collega azzurro Roberto Novelli incalza per la concessione di alloggi a canone agevolato, preferibilmente in prossimità del luogo di residenza dei figli, per l’assegnazione di abitazioni di edilizia residenziale pubblica in via d'urgenza e per la riserva di dimore Ater entro il limite massimo del 5%. Mariagrazia Santoro, assessore alle Politiche abitative, garantisce però che la Regione si è già mossa: «I padri separati e divorziati sono considerati al pari degli sfrattati e sono in graduatoria con un livello di punteggio molto alto. L’attenzione su questo tema è ormai molto alta». La categoria, inoltre, «è normata anche dai regolamenti della nuova legge di riforma della casa».
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