Sorpasso fatale, finisce sotto l’autobus

Brutale incidente in via Curiel a Borgo San Sergio. Il sessantottenne Fabio Tomadoni, residente in zona, deceduto sul colpo
Di Piero Rauber
Silvano Trieste 13/10/2015 Incidente mortale in Via Curiel
Silvano Trieste 13/10/2015 Incidente mortale in Via Curiel

Un sorpasso reso fatale forse da un momentaneo calo d’attenzione, l’imprevisto davanti agli occhi sotto forma di un autobus, la frenata d’istinto per evitare lo schianto, la scivolata inesorabile dallo scooter verso la morte. Quattro agghiaccianti fotogrammi chiusi in un paio di secondi appena, e la vita di Fabio Tomadoni, sessantottenne di Borgo San Sergio, se n’è andata, senza lasciare la minima possibilità di un miracolo ai soccorritori. È successo ieri mattina, verso le nove e un quarto, in via Curiel, proprio nel cuore di Borgo San Sergio.

L’uomo - dicono le ricostruzioni del drammatico incidente compiute dagli agenti della polizia locale, che stanno esaminando anche la funzionalità del suo ciclomotore - stava scendendo per l’appunto lungo via Curiel, direzione via Petracco, quando in prossimità di una leggerissima curva, poco sopra l’incrocio con via Batagely, ha incontrato sulla propria strada un’Alfa guidata dal ventottenne A.S. che precedeva il suo scooter e che ha rallentato accostandosi sulla destra per lasciar passare la “21”, condotta dal cinquantaduenne F.A., che a sua volta stava salendo dalla direzione opposta.

Tomadoni a quel punto ha sorpassato l’Alfa, ormai praticamente ferma per dare strada al mezzo pubblico, e s’è ritrovato all’improvviso proprio il bus di fronte. È stato un attimo, l’ultimo della vita dello stesso Tomadoni, al quale, presumibilmente, è venuto istintivo inchiodare con tutte e due le mani. La ruota anteriore s’è così bloccata e lo scooter, un Piaggio Skipper St 150, ha patinato sull’asfalto bagnato causa la pioggia, e reso melmoso pure dalle foglie che stanno cadendo dagli alberi in questa stagione, andando a sbattere sull’Alfa. Tomadoni invece, sbalzato di sella, è rovinato sulla “21”, finendo con il corpo contro lo spigolo sinistro del robusto paraurti dell’autobus e rimanendoci sotto. Il casco, in questo caso, nulla ha potuto. È morto sul colpo, per quelli che nel gergo tecnico vengono chiamati politraumi e che hanno comportato lesioni multiple. La botta più devastante, come ha poi accertato il medico legale Denny Fuliani nella sua prima perizia comunicata alla polizia locale, dopo aver constatato il decesso, lo scooterista l’ha presa proprio alla testa.

Lo scenario immediatamente successivo all’incidente, come si può intuire e come si può in parte verificare dalle foto on line da ieri anche sul sito del Piccolo, era crudissimo. A doverlo sopportare, loro malgrado, sono stati quelli che hanno visto e sentito: alcuni residenti della zona ma soprattutto i conducenti dell’Alfa e della “21” nonché i passeggeri del mezzo pubblico, nessuno dei quali ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del 118, intervenuti prontamente per tentare di rianimare fino all’ultimo Tomadoni. A volte, in effetti, quando un bus resta coinvolto in un incidente è possibile che alcune persone a bordo, specie le più anziane, cadano a terra in seguito all’urto o alla frenata. Uno di quelli che stavano sulla “21”, in realtà, ha dovuto chiedere un aiuto medico: è lo stesso incolpevole autista, inizialmente sotto choc.

Ben presto, per lo meno, la zona è stata delimitata dai classici nastri biancorossi della municipale e il cadavere è stato coperto da un telo. I vigili, come purtroppo capita spesso perché la natura umana è anche questa, hanno avuto il loro daffare per allontanare chi voleva chiedere, capire, o forse soltanto vedere. Via Curiel, nel frattempo, è stata chiusa al traffico tra via Rosani sotto e via Levitz sopra. In quell’atmosfera sconvolgente le operazioni richieste dalla prassi sono andate avanti per un paio d’ore, fino alle undici e mezza, quando anche il medico legale s’è tolto i guanti e i funzionari della Trieste Trasporti hanno potuto portare via il mezzo pubblico incidentato. Era arrivata l’ora degli incaricati Acegas, che hanno pulito la strada da una chiazza rossa, allargata man mano dalla pioggia incessante, e hanno caricato la salma su un furgone grigio, direzione l’obitorio di via Costalunga. Girando la testa, in un cenno di pietà, gli occhi finivano per puntare in alto, verso l’ospedale di Cattinara, ben visibile dal punto dell’incidente. Lì dove Tomadoni non ha avuto nemmeno il tempo di arrivare.

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