«Sono io il portuale fotografato con i narcos»

Balla Benussi lavora nelle spedizioni: «I colombiani mi chiesero informazioni su trasporti via container»
di Corrado Barbacini
«Ho incontrato i narcos colombiani a Trieste. Non sapevo che fossero trafficanti di droga. Si erano presentati da me per chiedere i costi e le modalità di trasporto di un container da Cartagena. Ma non potevo sapere che volevano importare droga». A parlare è Serigne Balla Benussi Thioune, 50 anni, originario del Senegal, cittadino italiano, da vent’anni abitante a Trieste. È lui il misterioso «portuale», come era stato definito nel rapporto dei carabinieri del Ros, che alle 14.15 del 5 luglio 2007 aveva incontrato al bar Gabbiano di Riva Grumula il colombiano Alfonso Cortes Gueso, ritenuto dagli investigatori il capo della rete distributiva della cocaina nel Nordest.


Serigne Balla Benussi Thioune non è indagato anche se per mesi il suo telefonino è stato intercettato. Si è rivolto all’avvocato Gianfranco Carbone. Pochi giorni fa è stato interrogato dai carabinieri come persona informata sui fatti. Certo è che non ha mai avuto nulla a che fare con la droga: da 25 anni vive a Trieste con la famiglia, è sposato con una senegalese e lavora come dipendente alla Sgs Spa, una società di spedizioni con ufficio in via Belpoggio. È stato anche candidato nella lista della Margherita alle elezioni regionali del 2003 e comunali del 2006.


«Non ho nulla da nascondere - afferma - Non potevo sapere che le persone che ho incontrato quel giorno erano trafficanti di cocaina. Uno di loro, un certo Victor, lo avevo conosciuto a Cartagena in Colombia nel 2003, durante un convegno di spedizionieri cui ero stato mandato dalla mia ditta. Quattro anni dopo mi ha telefonato per chiedermi informazioni», racconta l’impiegato. Poi spiega: «Qualche mese prima di quell’incontro al bar Gabbiano, Victor mi aveva telefonato più volte. All’inizio non mi ricordavo di lui. In varie telefonate mi aveva domandato alcune spiegazioni sulle modalità tecniche di importazione delle merci. Gli avevo anche spiegato come fare e cioè che per importare merci in Italia bisogna costituire una società».


«Victor - racconta ancora Serigne Balla Benussi Thioune - faceva sempre domande ma non voleva mai rispondere alle mie. Gli avevo chiesto che cosa volesse importare, perché la Sgs esige di conoscere quale sia la natura delle merci. Ma lui prendeva tempo e dava sempre risposte vaghe».


Alla fine di giugno l’impiegato è stato nuovamente contattato da Victor che gli ha chiesto un appuntamento per il 5 luglio. «Con Victor sono arrivate altre persone, tutte colombiane. Li ho ricevuti in ufficio e ho rispiegato le modalità tecniche e operative per importare le merci in Italia. Anche in questo caso non mi hanno comunicato il tipo di merce al quale erano interessati. Mi hanno chiesto piuttosto informazioni sul porto e sui controlli delle merci. Ho risposto che a Trieste tutte le forze dell’ordine effettuano controlli e che tutti i container provenienti dalla Colombia vengono ispezionati minuziosamente. A questo punto loro hanno interrotto la conversazione. Al momento non ho capito perché, me ne sono reso conto solo dopo gli arresti».


Terminato l’incontro, in quel luglio del 2007, Serigne Balla Benussi Thioune e i suoi ospiti sono andati a bere qualcosa al bar Gabbiano che è a pochi metri dall’ufficio: la giornata era molto calda. I carabinieri, nascosti in un’auto dall’altra parte delle Rive, hanno fotografato il gruppo. Ma l’impiegato era sempre di spalle.


Per mesi hanno cercato di identificarlo, nell’ipotesi che fosse il contatto operativo triestino dei narcos. In realtà Serigne Balla Benussi Thioune in questa vicenda è entrato praticamente per caso.


«Ho incontrato i narcos colombiani a Trieste. Non sapevo che fossero trafficanti di droga. Si erano presentati da me per chiedere i costi e le modalità di trasporto di un container da Cartagena. Ma non potevo sapere che volevano importare droga». A parlare è Serigne Balla Benussi Thioune, 50 anni, originario del Senegal, cittadino italiano, da vent’anni abitante a Trieste. È lui il misterioso «portuale», come era stato definito nel rapporto dei carabinieri del Ros, che alle 14.15 del 5 luglio 2007 aveva incontrato al bar Gabbiano di Riva Grumula il colombiano Alfonso Cortes Gueso, ritenuto dagli investigatori il capo della rete distributiva della cocaina nel Nordest.


Serigne Balla Benussi Thioune non è indagato anche se per mesi il suo telefonino è stato intercettato. Si è rivolto all’avvocato Gianfranco Carbone. Pochi giorni fa è stato interrogato dai carabinieri come persona informata sui fatti. Certo è che non ha mai avuto nulla a che fare con la droga: da 25 anni vive a Trieste con la famiglia, è sposato con una senegalese e lavora come dipendente alla Sgs Spa, una società di spedizioni con ufficio in via Belpoggio. È stato anche candidato nella lista della Margherita alle elezioni regionali del 2003 e comunali del 2006.


«Non ho nulla da nascondere - afferma - Non potevo sapere che le persone che ho incontrato quel giorno erano trafficanti di cocaina. Uno di loro, un certo Victor, lo avevo conosciuto a Cartagena in Colombia nel 2003, durante un convegno di spedizionieri cui ero stato mandato dalla mia ditta. Quattro anni dopo mi ha telefonato per chiedermi informazioni», racconta l’impiegato.


Poi spiega: «Qualche mese prima di quell’incontro al bar Gabbiano, Victor mi aveva telefonato più volte. All’inizio non mi ricordavo di lui. In varie telefonate mi aveva domandato alcune spiegazioni sulle modalità tecniche di importazione delle merci. Gli avevo anche spiegato come fare e cioè che per importare merci in Italia bisogna costituire una società».


«Victor - racconta ancora Serigne Balla Benussi Thioune - faceva sempre domande ma non voleva mai rispondere alle mie. Gli avevo chiesto che cosa volesse importare, perché la Sgs esige di conoscere quale sia la natura delle merci. Ma lui prendeva tempo e dava sempre risposte vaghe».


Alla fine di giugno l’impiegato è stato nuovamente contattato da Victor che gli ha chiesto un appuntamento per il 5 luglio. «Con Victor sono arrivate altre persone, tutte colombiane. Li ho ricevuti in ufficio e ho rispiegato le modalità tecniche e operative per importare le merci in Italia. Anche in questo caso non mi hanno comunicato il tipo di merce al quale erano interessati. Mi hanno chiesto piuttosto informazioni sul porto e sui controlli delle merci. Ho risposto che a Trieste tutte le forze dell’ordine effettuano controlli e che tutti i container provenienti dalla Colombia vengono ispezionati minuziosamente. A questo punto loro hanno interrotto la conversazione. Al momento non ho capito perché, me ne sono reso conto solo dopo gli arresti».


Terminato l’incontro, in quel luglio del 2007, Serigne Balla Benussi Thioune e i suoi ospiti sono andati a bere qualcosa al bar Gabbiano che è a pochi metri dall’ufficio: la giornata era molto calda. I carabinieri, nascosti in un’auto dall’altra parte delle Rive, hanno fotografato il gruppo. Ma l’impiegato era sempre di spalle.


Per mesi hanno cercato di identificarlo, nell’ipotesi che fosse il contatto operativo triestino dei narcos. In realtà Serigne Balla Benussi Thioune in questa vicenda è entrato praticamente per caso.

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